La sfida di Berlusconi: «Il governo del fare è più forte del gossip»

Roma «Non ho nessuna paura, si tratta di foto innocenti, non c’è nessuno scandalo. Ma questa è una violazione del privato e una aggressione scandalosa». Dopo la pubblicazione su El País delle immagini scattate dentro Villa Certosa – le stesse che erano state sequestrate dalla magistratura italiana – Silvio Berlusconi gioca d’attacco. Si dice «scioccato», ribadisce «l’inaccettabile violazione della privacy» e querela sia il quotidiano spagnolo sia la Repubblica, rea di aver «usato il trucchetto di pubblicare le foto di El País» commettendo «un illecito» perché «quelle foto sono un corpo di reato visto».
Gli scatti incriminati, rubati dentro la villa di Portorotondo con mega-obiettivi che possono colpire anche a un chilometro di distanza, ritraggono il premier in maglioncino blu mentre cammina seguito a qualche metro da una ragazza. Solo in due scatti - nei quali il Cavaliere non è presente - si vedono nudità: una foto con due ragazze in piscina, di cui una in topless, e un’altra con l’ex premier della Repubblica Ceca Topolanek in tenuta adamitica. Insomma, fa notare Berlusconi a chi gli obietta che c’è una donna a seno scoperto, «sono solo ragazze al mare che stanno facendo il bagno nella Jacuzzi» e «dentro una casa privata».
La verità, dice il premier a Matrix, è che «hanno fatto una campagna basata solo su ignobili e scandalosi attacchi personali». Ma «mentre loro rimestano nel torbido» giocando «la carta della disperazione», il governo «ha continuato a lavorare». E in una lettera aperta agli italiani pubblicata ieri sul sito del Pdl il Cavaliere passa in rassegna tutti «i successi» dell’esecutivo: «fatti concreti» contro «le parole» del centrosinistra. A cui non rimane altro che «fare politica in questo modo», una «sinistra meschina di cui vergognarci». Perché con «potentissimi teleobiettivi» sono «andati a riprendere delle persone in una residenza privata», addirittura «dentro le stanze di questa residenza, al di là dei vetri delle finestre». Insomma, «una cosa inaccettabile». Anche se a sera pare ritrovare un po’ di buon umore: «Stamattina, quando ho visto le foto mi è venuto da pensare: “ma vadano a quel país”...».
E anche sull’altro fronte Berlusconi è deciso ad andare avanti a suon di querele. Questa volta contro l’Unità, che «dice una grande menzogna» quando scrive che gli aerei Fininvest sono stati trasformati in voli di Stato. «Quando il presidente del Consiglio utilizza un volo della flotta del suo gruppo - spiega il Cavaliere - quel volo diventa automaticamente volo di Stato. Ma le spese - assicura - sono sempre state pagate da me e non sono andate a pesare sulle casse dello Stato». D’altra parte, anche il vitto e l’alloggio della scorta che da anni segue il premier come un’ombra sono sempre stati a carico suo. Concetto su cui torna Niccolò Ghedini: «Tutte le spese per questo tipo di voli dal 2008 al 2009 sono state pagate da Berlusconi. La qualifica voli di Stato è stata conferita a tutti gli apparecchi privati che il premier usa per ragioni personali solo per motivi di sicurezza, perché in questo modo si possono avere degli slot preferenziali e c’è un diverso controllo radar».
Nell’interminabile giornata che chiude la campagna elettorale («la par condicio è una legge da abrogare presto perché è una impar condicio», ribadisce), Berlusconi torna poi a chiedere un «voto utile» per l’Italia e mette in guardia dal rischio astensionismo. «Non andare a votare - dice - è un errore assoluto». Anche perché il Pdl «può raggiungere il 45 per cento». Torna poi sul derby con la Lega e sulla possibilità di lasciare al Carroccio la candidatura alla presidenza del Veneto nel 2010. «In una campagna elettorale come quella per le elezioni Europee - dice - ci si confronta per i voti e chi dei due ne avrà di più avrà poi diritto di esprimere un proprio candidato. Visto che sono convinto che il Pdl ne prenderà di più, di conseguenza esprimerà anche il suo candidato». Ce n’è anche per Dario Franceschini che «non ha avuto il coraggio di candidarsi alle Europee».
Sul fronte crisi economica, invece, il premier non nasconde il suo scetticismo verso i numeri sull’occupazione forniti ormai una settimana fa da Bankitalia. Il governatore Mario Draghi aveva detto che in Italia i lavoratori che non hanno alcun tipo di sostegno in caso di licenziamento sarebbero 1,6 milioni. «Un’informazione di Draghi - ribatte il premier - che non corrisponde alle cose che emergono dalla nostra conoscenza della realtà italiana». Perché, assicura, in Italia «lo Stato è vicino ai cittadini quando sono nella difficoltà e nel bisogno» tanto che il governo «sta lavorando all’innalzamento della percentuale del bonus una tantum concesso ai co.co.pro quando perdono il lavoro». Insomma, «abbiamo garantito la pace sociale stanziando 32 miliardi per gli ammortizzatori sociali per i prossimi due anni e ampliando il sistema della cassa integrazione precedente in modo che nessun italiano che perda il lavoro non possa usufruirne e resti isolato». «Sulla crisi - aggiunge - abbiamo dunque fatto prima e meglio di altri Paesi».
Berlusconi parla anche di politica estera e spiega di aver «ritardato» fino a metà giugno l’incontro con Barack Obama «per arrivare a Washington con un testo quasi ultimato» sulla ridefinizione delle regole per la finanza e l’economia che dovrà essere affrontata al G8 di L’Aquila. Il premier dice anche di aver «apprezzato molto» il discorso al Cairo del presidente americano che «rappresenta una bellissima sorpresa». «Dopo la sua campagna elettorale in cui si presentava al pubblico e leggeva i suoi discorsi, tutti si domandavano se erano i suoi e se li aveva dentro oppure se glieli scrivevano. Li ha dentro». «Sono stato vicino a lui per tre giorni nel suo giro europeo - aggiunge Berlusconi - e non ha sbagliato un intervento.

È non solo capace di impostare le linee strategiche per il futuro ma anche tattico, capace di intervenire nelle discussioni politiche in cui è coinvolto». Insomma, Obama «è una bella, grande, piacevole sorpresa e una rassicurazione per tutti noi».

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