Roma

Shopping day, storia di un flop annunciato

Daniele Petraroli

La misura di cosa sia la Notte bianca, lustrini e paillettes veltroniane a parte, la dà lo Shopping day. Dopo i proclami e il battage mediatico, cominciato addirittura a luglio, l’«evento», chiamarlo così adesso fa ridere, è andato sgonfiandosi giorno dopo giorno. Da come era stato annunciato dal Campidoglio e dalla Camera di commercio di Roma sembrava dovesse essere una lunga notte di affari per i romani con negozi aperti fino a notte fonda e sconti a tutto campo. La realtà è ben diversa. Nell’antipasto alla Notte bianca, venerdì, trovare un negozio aperto (come documentato dal Giornale di ieri) è stato impossibile. E ieri la situazione non è cambiata. Saracinesche abbassate per tutto il centro storico.
Ma val la pena di percorrere i due mesi di proclami. La prima conferenza stampa organizzata dal Comune è del 10 luglio. Quel giorno l’annuncio dello Shopping day anche l’8 settembre. Negozi aperti, di giorno e di notte. Passa il tempo e le speranze degli organizzatori della Notte bianca scemano. Le adesioni dei commercianti sono poche e arriva la prima correzione di rotta durante la seconda conferenza stampa (31 agosto). Si parla ancora di due Shopping night ma, dietro l’apparente entusiasmo, si incrinano le certezze. Tanto che, proprio in quell’occasione, la speranza del vicepresidente della Camera di Commercio di Roma Lorenzo Tagliaventi è che «partecipi più del 20% dei negozi». Per sostenere l’evento scende in campo anche il presidente della Confcommercio di Roma e Lazio Cesare Pambianchi invitando gli associati «a partecipare anche per dimostrare la vitalità del commercio romano». Tutto inutile. La settimana successiva il Comune ammaina bandiera bianca. Lo Shopping day è un flop. Tra venerdì e ieri notte hanno aderito molto meno del 20% auspicato. In più dei presunti sconti e promozioni nessuna traccia. Sull’orario di apertura, poi, ci sarebbe da ridere. Anche in questo caso della deroga speciale che permetteva l’apertura fino alle 8 di domenica i commercianti non hanno saputo cosa farne. Al limite qualcuno è rimasto aperto fino alle 2. Curiosamente, ma non troppo, il Campidoglio semplicemente ignora la cosa. Non arrivano più comunicati roboanti, non si parla più di «spinta formidabile al commercio romano», sparisce l’idea che i romani abbiano fatto shopping tutta la notte. Veltroni, anche ieri, ha ribadito che la Notte bianca «ha moltiplicato la crescita e la ricchezza della città». Ai negozi, ovviamente, nemmeno un accenno. Ma come mai questo flop? A spiegarlo sono stati, senza troppi complimenti, gli stessi esercenti. Innanzitutto nel nostro Paese manca l’abitudine a far compere in orari diversi dal solito. Cosa peraltro ampiamente dimostrata dai drugstore cittadini desolatamente vuoti nelle ore notturne. Poi è sbagliato il periodo. I romani appena tornati dalle vacanze non hanno né voglia, né possibilità (leggi: portafogli vuoti) per far compere. A maggior ragione in assenza di forti sconti. Ultimo, ma non meno importante, i commercianti si basano sulle esperienze precedenti. Nelle scorse Notti bianche il loro maggior indotto fu pari a zero anche perché costretti a pagare fior di straordinari ai dipendenti. Anzi, qualcuno l’anno scorso ottenne solamente una vetrina spaccata.

Da qui la decisione di non aderire. La domanda adesso è: come giustificheranno la cosa il Comune e la Camera di commercio?

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