Si discute anche dei paradossi della editoria

I libri possono essere considerati merce deperibile proprio come una verdura di stagione? Forse sì, specie se si considera che sono stati superati i 500mila titoli in catalogo (a settembre 2006 si sono raggiunti i 545.762 titoli «commercialmente vivi») e pure i 7.500 editori «attivi» (sono 7.547 per la precisione) in base ai dati Istat. Troppi? Chissà! Eccesso di produzione, troppe novità, titoli che stanno sempre meno tempo sui banchi e gli scaffali della libreria laddove invece per il tipo di proposta (un nuovo autore, un nuovo tema e argomento, ecc.) ci sarebbe bisogno di più tempo per farsi conoscere e apprezzare dal pubblico.
Ecco l’altra faccia del «mondo-libro» di cui si parlerà all’incontro «I libri: merce facilmente deperibile?» organizzato dall’Associazione Italiana Editori (Aie) e «Giornale della libreria» e in programma sabato, 9 dicembre, alle 10.30 nella sala Petrarca del Palazzo dei Congressi dell’Eur nell’ambito di «Più libri Più liberi» che si apre domani.
Il paradosso è quello di un’editoria che per mille abitanti (0,94) non pubblica molti più titoli di Francia (1,05), Germania (0,90), Spagna (1,82), Uk (2,10), che restano poco sui banchi e gli scaffali delle librerie, troppo piccole per contenere la produzione. Un meccanismo comunque - condizionato dagli indici di rotazione e dai crescenti costi dello spazio di vendita (affitti) – che finisce per penalizzare l’editoria di ricerca che è soprattutto piccola e media.


Ma che dimensioni presenta il fenomeno? Ed è ugualmente distribuito tra grandi, medie e piccole case editrici? È possibile una crescita del mercato (e del fatturato) attraverso una riduzione della produzione? Ne parleranno, moderati dal responsabile dell’Ufficio studi di Aie Giovanni Peresson, Stefano Arosio (Istat), Alberto Galla (Gruppo libreria Libris), Mauro Morellini (Siscom), Simonetta Pillon (Ie-Informazioni Editoriali), Marco Zapparoli e Laura Tarolo (Marcos y Marcos).

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