Si fa letteratura anche parlando di diete e bricolage

Un grande scrittore è capace di fare letteratura anche con materiali di scarto. Anzi, spesso li predilige, perché non lo mettono nella difficile condizione di dover fare a tutti i costi un’opera d'arte. Le opere d’arte nascono spesso in questo modo, grazie cioè a un rilassamento della finalità.
Un libro davvero bellissimo, pieno di intelligenza e soprattutto di letteratura, è Letture facoltative di Wislawa Szymborska (Adelphi, pagg. 293, euro 21, traduzione Valentina Parisi). Per moltissimi anni, la terribile signora polacca si è preoccupata di recensire quei libri che di solito non ottengono sui giornali nessuna segnalazione: manuali per la cura dei cani, dispense di giardinaggio, resoconti di viaggi, biografie, sunti storici, atlanti geografici e via dicendo.
Non si tratta quasi mai di vere e proprie recensioni, e non perché alla Szymborska manchino gli attributi critici, quanto perché la giustificazione di queste pagine sta in qualcosa che non è in nessun modo esterno alla scrittura. La grande poetessa lascia che altri si occupino di letteratura alta, e la ragione è semplice: per lei (e anche per me) la letteratura non è mai esclusivamente un argomento, un oggetto puro. Perciò se ne può parlare solo se, parlandone, la si fa.
Esiste insomma un punto di continuità fra il parlar di Dante e il parlare di giardinaggio, ed è anzi probabile che il giardinaggio, sotto qualche aspetto, sia da preferirsi a Dante, dato che mette in una posizione di minor soggezione. Stare all’altezza di Dante non è facile. E non lo è nemmeno stare all’altezza di una peonia. Fare letteratura è una cosa tremendamente difficile. Solo che la peonia intrimorisce un po’ meno. Comunque sia, ciò che importa è che - Dante o peonia fa lo stesso - l’argomento trattato costituisca un’occasione per sé: per un pensiero nuovo, per un aggettivo messo al posto giusto, per un’idea improvvisa, per una variazione malandrina, e così via.
Quasi ogni pagina di Letture facoltative è una sorpresa. Dalla pubblicazione apparentemente più sciocca sa trarre lo spunto per un’intuizione geniale o per uno squarcio poetico. Le pagine esilaranti sono moltissime, soprattutto quando il tema riguarda la cura di sé (cosmesi), del proprio corpo (diete, ginnastiche) e della casa (bricolage & Co.), e nessuno sente la mancanza dei libri recensiti. A dispetto del proprio spirito caustico, Szimborska non è affatto spietata. Ha una certa simpatia per i brutti e perfino per gli stupidi, mentre ne ha molto meno per ogni forma d’intelligenza schematica e autoprotettiva. Inutile mettere i coperchi sulle proprie pentole, con la cara vecchietta: lei non vede i coperchi, non li nota.
Letture facoltative è la dimostrazione che la miglior critica, la più acuta, la più essenziale, sta nella bellezza.

La bellezza infatti è senza ideologia, non ha bisogno di essere dimostrata, e il ritrovarla in coloro che ci sono antipatici (e ammetterlo) costituisce per chiunque uno dei migliori esercizi morali possibili, perché educa a una magnanimità vera, quella che si nutre di lucidità e di profondità, e che non ha nulla a che fare con la tiepida tolérance.

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