Sicilia, dopo la vittoria alle primarie i Ds vogliono battere anche Rutelli

Marianna Bartoccelli

da Roma

Alla fine il dato definitivo è 123.591 voti contro 61.204. Rita Borsellino conquista il 66,9% e Ferdinando Latteri il 33,1%. La candidata dei gruppi antimafia, dei partiti minori della sinistra, dello Sdi, di Luca Orlando e Claudio Fava sarà lo sfidante dell’uscente Totò Cuffaro che considera le primarie «un fallimento», visto che a votare sono andati in 180mila, meno di quanti hanno votato solo per lui alle europee. Lo scontro però è rinviato a luglio prossimo. In mezzo ci saranno le nazionali di aprile. E in Sicilia la partita non è di poco conto.
È in ballo il 61 a 0 della Cdl. Sessantuno parlamentari della Cdl dovranno convincere i siciliani a rimanere dalla loro parte. Da un lato ci saranno i tre partiti del centrodestra con l’Udc in crescita ma coinvolta in numerosi scandali giudiziari, Fi che nelle ultime amministrative è calata anche del 10% e An, che rimane costante ma perde pezzi di rilievo. Dall’altro lato le primarie hanno, non solo designato un candidato fuori da ogni schema per le regionali, ma reso più alta la conflittualità tra Ds e Margherita. Per primi ci provano i dirigenti della Margherita a tenere i toni bassi, ma l’aria della conferenza stampa tenuta all’una di notte dal candidato perdente non era certo di cordialità nei confronti di «quelli» che avevano calcato i toni di uno scontro che ha individuato in Latteri il vecchio potere e nella Borsellino la discontinuità dal potere che in Sicilia viene dato quasi sempre per mafioso.
Per mettere un punto a qualunque polemica Latteri è arrivato da Catania notte tempo per congratularsi con la concorrente e per alzare bandiera bianca. «Adesso lavoreremo per un progetto comune», sono state le sue prime parole. Parole riprese dal coordinatore regionale, Totò Cardinale, e replicate da tutti i leader del partito che si sono guardati bene dal pronunciare la parola «ticket». Pronti però a dichiararsi soddisfatti di un 35% conquistato «da soli», mentre dall’altro lato c’erano ben 8 partiti. «Con questa percentuale abbiamo dimostrato di essere il primo partito in Sicilia», ha sottolineato Rino Piscitello, del direttivo nazionale.
Toni morbidi da Roma e una telefonata in notturna di Rutelli alla vincitrice, ancora piccata per essere stata giudicata dal leader dei Dl «una senza alcun programma». Ma tutti sono preoccupati di non mettere altro sale su una ferita aperta: «Hanno vinto le primarie», sottolinea Willer Bordon, che prova anche a dire che Latteri non era alla fine il candidato della Margherita: «Nelle primarie non sono più i partiti a decidere, ma i cittadini. Adesso quello che conta è l’unità». Una parola che perde di significato appena si parla di elezioni nazionali e ognuno comincia a fare i conti con le sue percentuali passate e con quelle future. A sinistra la partita si gioca tutta tra Margherita e Ds. Le recenti elezioni di Messina non sono certo confortanti per il partito di Fassino, che registra 2 consiglieri comunali contro gli 8 della Margherita. E già a Catania lo scorso anno il partito di Rutelli aveva registrato il 27% (malgrado la sconfitta di Enzo Bianco), mentre i Ds il 5%. Ormai la Margherita si prepara al sorpasso (alle regionali del 2001 si attestavano entrambi attorno al 13%). Ogni giorno le cronache registrano passaggi di delusi della Cdl, al partito di Rutelli che in Sicilia è il principale azionista. Contro questo sorpasso, secondo Cicchitto, il coordinatore nazionale di Fi, «si è messa in moto la macchina schiacciasassi dei Ds che tenta di collocare i centristi dell’Unione in posizione di subalternità». E la vittoria della Borsellino sembrerebbe segnare un punto decisivo di questa strategia.

Anche se il segretario regionale dei Ds, Angelo Capodicasa si affretta a dichiarare: «Con il partito di Rutelli c’è una sintonia politica programmatica assoluta. Nessuno si sogna di vincere in Sicilia senza la Margherita».

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