Sicurezza negli stadi, dai vigili urbani un allarme inascoltato

Per aver osato dire - dopo una partita di Champions League in cui all’Olimpico c’erano stati scontro durissimi tra tifosi e polizia - che non c’erano le condizioni di sicurezza per poter lavorare allo stadio, 85 agenti della municipale furono denunciati dall’allora questore Arnaldo La Barbera. Ora, dopo quanto accaduto a Catania, la vicenda di quei vigili che invece di prestare servizio si riunirono in assemblea mezz’ora prima della partita Roma-Vicenza per uscirne mezz’ora dopo il fischio finale, può essere vista sotto una luce diversa. Era il 17 ottobre del 2000. Davanti al ministero degli Esteri un gruppo di tifosi laziali caricò la polizia e lanciò lacrimogeni e fumogeni all’interno di una macchina della municipale, che prese fuoco, costringendo gli occupanti a fuggire via. Per la domenica successiva, quando in calendario c’era Roma-Vicenza, i vigili urbani proclamarono lo stato di agitazione e annunciarono un’assemblea, nonostante il prefetto di allora avesse tentato una mediazione. Gli agenti furono irremovibili: «Non ci sono gli standard di sicurezza necessari». E l’assemblea si tenne, costringendo altre forze dell’ordine a svolgere i servizi di viabilità normalmente attribuiti ai vigili. Risultato: 85 agenti furono denunciati per turbativa alla sicurezza pubblica e interruzione di pubblico servizio. Poi vennero assolti, ma quella disavventura ancora macchia la loro fedina penale.

«A Roma non è ancora successo l’irreparabile - commenta Gabriele Di Bella, segretario aggiunto della Cisl polizia municipale -. Se non verranno ritenuti utili le decisioni dei vertici istituzionali l’ultima parola non la diranno loro, ma gli uomini in divisa. Da allora nulla è cambiato, il decreto Pisanu è aggirato dalle deroghe».

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