Silvio-Gianfranco: quel vertice sempre rinviato

L’incontro, annunciato a Natale, slitta ancora e nonostante le telefonate i rapporti tra Berlusconi e Fini restano difficili. Il premier però ha fiducia: "Spero che il clima cambi. Lui forse cerca visibilità, ma resta una risorsa importante per il Pdl"

Silvio-Gianfranco: quel vertice sempre rinviato

Roma - Sì, è vero, il faccia a faccia non è mai stato segnato in agenda. Ma è altrettanto vero che è stato più volte annunciato, sottovoce, tanto da alimentare un’attesa più o meno generale. Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini «hanno concordato di incontrarsi quanto prima», era infatti il ritornello che filtrava già prima di Natale, a convalescenza del Cavaliere appena iniziata. Ma tant’è: i due alleati non si sono finora messi seduti, ad Arcore, attorno ad un tavolino. Ciò non vuol dire che non avverrà, anche se inevitabilmente se ne riparlerà a metà gennaio, quando il premier avrà fatto ritorno nella capitale.

E mentre nel Pdl si discute delle difficoltà nel rapporto tra i due leader, il premier lancia un auspicio ben preciso: «Mi auguro che con il nuovo anno il clima cambi, visto che con Gianfranco non ho nessun problema». Detto questo, spiega Berlusconi durante la festa di compleanno per la deputata Michaela Biancofiore, organizzata lunedì scorso a Villa San Martino, «so bene che lui cerca magari visibilità, ma rimane pur sempre una risorsa importante per il Pdl». Insomma, è un Cavaliere conciliante, non solo con Fini, quello che si fa immortalare con i cerotti in viso e la torta sul tavolo. Pronto, sul fronte riforme, a rilanciare l’apertura al dialogo: «Adesso o mai più». Perché «se non approfittiamo di questo clima, il Paese non conoscerà mai i cambiamenti di cui ha bisogno». Parole distensive anche verso quella «sinistra che sta diventando socialdemocratica», a differenza del «partito dei giudici», vale a dire l’Idv di Antonio Di Pietro. Tono in linea con le festività natalizie, quello usato sette giorni fa dal presidente del Consiglio, che dà atto a Giorgio Napolitano di essere una «persona saggia».

Tanto da aggiungere: «Mi posso fidare di lui, anche se è comunista». Ma torniamo «a bomba», al rapporto spesso conflittuale con Fini. E se da un lato si registrano dichiarazioni soft del Cavaliere, a prescindere se abbia o meno chiamato ieri il presidente della Camera per gli auguri di «buon compleanno» (58 candeline, per la cronaca), dall’altro, nel Pdl, si traccia un quadro un po’ differente. E magari avesse ragione piena il finiano Amedeo Laboccetta: «Alla ripresa vera dei lavori si andrà verso un rinnovato accordo, sarebbe innaturale se non si facesse». Sarà pure innaturale, ma i sintomi di un malessere cronico ci sono. E ad avvertirli sono pure alcuni fedelissimi dell’ex leader di An: «Il colloquio è destinato ad uscire fuori dal clima post-agguato. I rapporti sono tesi, ma speriamo che la situazione non degeneri, vista la delicata agenda politica dei prossimi giorni». Già, legittimo impedimento e processo breve, tanto per cominciare, due provvedimenti che dalla prossima settimana impegneranno non poco Montecitorio e Palazzo Madama, su cui alcuni ex azzurri temono «sgambetti» dai cugini.

Si resta così in stand-by e un senatore un tempo di via della Scrofa la mette giù così: «Non vedo problemi, almeno per oggi. E poi, se si avvia davvero il clima di dialogo per le riforme...». Bisognerà però attendere Pasqua, dato che difficilmente con la campagna elettorale per le Regionali, che non sarà così soft, si potrà arrivare ad un’intesa concreta. Nell’attesa, ciò che unisce Berlusconi e Fini è la necessità di evitare che salti il tappo. Ciò che li divide, invece, è pure la gestione del partito unico. E se il co-fondatore del Pdl chiede un maggiore coinvolgimento nelle decisioni che contano, arrivando magari ad una ri-contrattazione delle cariche interne, il Cavaliere non intende seguire questo schema. Perché le decisioni, come ripete, non le prende una singola persona e non vanno neppure concordate in due. Il partito va guidato dal partito, cioè dall’ufficio di presidenza. E «se da una parte Berlusconi è sempre disponibile a riattivare il rapporto con l’alleato, dall’altra non concepisce più l’idea di sancire ogni volta un accordo preventivo con Fini», spiega chi ne ha discusso con lui.

Ma non finisce qui, visto che dentro il Pdl si segnalano tentativi di riposizionamento. Lo fa notare il berlusconiano Giorgio Stracquadanio: «Alcuni finiani, compreso il vicecapogruppo alla Camera, Italo Bocchino, stanno contattando gli scontenti di Forza Italia, promettendo loro di farli rientrare nel giro.

È in atto un tentativo di reclutamento per nuovi sostenitori locali della linea politica di Fini». Una sorta di campagna acquisti che ha fatto già imbufalire alcuni esponenti di peso ex azzurri. E che potrebbe gettare benzina sul fuoco, pure tra Berlusconi e Fini.

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