Simona Piccolini sedotta dai ritmi africani

Fedora Franzè

Il problema identitario, all’inizio del terzo millennio, passa ancora attraverso distinguo di nazionalità, religione, patrimonio culturale accreditato (pittura, scultura, musica, cucina locale)? In giorni di vittoria ai mondiali, con gli occhi e l’anima su un gruppo di sportivi che difende una bandiera e il suo piatto nazionale, si direbbe di sì, ma naturalmente la stessa identificazione in una bandiera è fenomeno complesso in tempi di multiculturalismo.
Sarebbe bello se, il cuore e l’orgoglio al riparo di un successo internazionale, si guardasse con curiosità affettuosa a quanto di «straniero» alberga nella cultura delle nostre città e sia giunto fin dentro la sensibilità musicale e visiva comune a rivendicare affinità, consonanze, identità trasversali. La mostra appena inaugurata al Museo Pigorini è un invito: la giovanissima artista romana, di vocazione internazionale, Simona Piccolini, illustra con le sue immagini canzoni africane, per lo più della cantante Miriam Makeba. In verità non solo le canzoni ma il ritmo, la danza che suscitano. Attraverso volti di africani «romanizzati», la Piccolini traduce in disegno e pittura - volontariamente «contaminando» con il filtro della propria visione - alcuni testi di canzoni tradizionali africane, sciamaniche e apotropaiche. Il metodo di lavoro ha previsto una campagna fotografica condotta in quartieri della città a forte componente multietnica e una successiva elaborazione delle immagini: i ritratti hanno l’ambientazione del mercato di piazza Vittorio o di Porta Portese, ci dice lei stessa, sintetizzate e raccontate da uno stile corsivo in piccole composizioni in cui personaggi colorati e sfondi tratteggiati a china in bianco e nero si sovrappongono. Le altre due sezioni raccolgono opere che sembrano disegni infantili tracciati con i gessetti colorati. Invece sono liberamente ispirate ai testi della Makeba, incentrati sulle tradizioni linguistiche e sul repertorio mitico e favolistico dell’infanzia in Africa, realizzate con tempera acrilica, china, pastelli ad olio e poi graffite.
L’esposizione, raccolta e divertente, è ospitata al primo piano del Museo, ed è una buona occasione per visitarne le sale, ricchissime di reperti. «Ritmi Africani di Simona Piccolini.

I quartieri multietnici a Roma e i testi tribali di Miriam Makeba» fino al 12 settembre. Museo Nazionale Preistorico-Etnografico Luigi Pigorini. Piazzale Gugliemo Marconi 14. Ingresso libero. Informazioni: telefono 06/549521.

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