da Milano
«Chi milita nel sindacato deve dire che sta con Biagi e Ichino e non con le Br». La frase è ai limiti dellovvio, come sostenere meglio le riforme delle armi, la pace della guerra, i giuslavoristi dei terroristi. Ma non è risuonata politically correct nellauditorium di Milano in cui si è svolta lassemblea unitaria di Cgil, Cisl e Uil contro il terrorismo. Sono partiti fischi e urla contro colei che dal palco chiedeva chiarezza e una presa di posizione senza ambiguità. Un gruppo di delegati si è alzato e ha lasciato la sala per protestare contro lintervento di Serena Bontempelli, la segretaria dei metalmeccanici della Uil che si era appena schierata con Marco Biagi e Pietro Ichino contro le Br che li hanno messi nel mirino.
Poche ore dopo, allinterno del sindacato, è partito il processo. «Discutibile e irresponsabile» la sentenza emessa dal segretario regionale della Uil Lombardia, Teresa Palese. E a essere condannato non è chi ha urlato, fischiato, contestato, svuotato la sala, ma la sindacalista che ha difeso senza se e senza ma Ichino, bersaglio dei terroristi, e Biagi, che dalle Br è stato ucciso. «Ciò che colpisce in questa vicenda è la mancanza di responsabilità di certe affermazioni, dette nel luogo e nel momento sbagliato» accusa la segretaria regionale della Uil, preoccupata per lunità sindacale ma anche per le elezioni in vista. «Ci prepariamo al rinnovo delle Rsu del pubblico impiego» ricorda allarmata.
Ma non finisce qui.
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