Caro Granzotto, ora che siamo al sicuro per cinque anni, mi lasci dire che vedo rappresentata limmagine della sconfitta della sinistra nella fotografia di Giovanna Melandri in lacrime. È unimmagine dolce e molto umana che voglio sperare rifletta anche la nuova stagione della politica: libera dallodio, dal disprezzo e dal livore nei confronti dello schieramento avverso sentito più un nemico che un avversario. E in ciò aiuta, bisogna convenirne, luscita di scena della sinistra radicale e antagonista, ma soprattutto dei Verdi.
Mah. Speriamo, caro Serra, anche se io non la vedo così facile. E questo perché allamabile immagine della Melandri le contrappongo subito il ringhio becero e plebeo di Maria Novella Oppo, corsivista dellUnità (e di quale altra testata, sennò?). Oppo che mi pare abbia dichiarato, qualche giorno addietro, che se vinceva Berlusconi si sarebbe sparata. Nellattesa, oggi (mercoledì) dalle colonne dello «storico quotidiano della sinistra» ha cominciato a sparare quanto segue: «Va in onda il brutto remake di un film già orrendo di suo. Berlusconi, secondo copione, telefona su tutte le reti e, mentre lui straparla, conduttori e ospiti fanno la faccia da strapirla». Quindi, aggiustando il tiro: «Mentre Giuliano Ferrara che, per via della sua inamovibilità, ai programmi altrui partecipa sempre da lontano, ha già eletto re Berlusconi. Benché neanche i re, nei Paesi civili e perfino in quelli incivili, detengano mezzi di comunicazione (e qui saffaccia, aggiungo io, la nota sclerosi da conflitto di interessi che ha mandato in pappa più di un cervello). E non si è mai visto in nessun paese civile e neanche in quelli incivili che un dipendente incoroni il suo padrone. Tanto più che il dipendente in questione come unico titolo di merito può vantare quello di essersi beccato milioni di pernacchie. Anche se la sconfitta di Ferrara non può certo consolarci della nostra (la quale, a parità di valuta, vale almeno un paio di miliardi di pernacchie. Aggiungo io). E fa disperare il pensiero che tanti più intelligenti di lui abbiano firmato appelli meno ascoltati del grugnito di Calderoli». Grugnito, caro Serra. Grugnito. Ciò che consente alla elegante madame Oppo di così concludere: «Nella monarchia televisiva conta più un pelo di porco che tutta la cultura repubblicana».
Come può vedere, caro Serra, a parte il triviale riferimento a una altrettanto triviale massima - evidentemente la lingua della Oppo batte dove più le duole - non si rilevano aggiornamenti nella «cultura repubblicana» dellassatanata e spocchiosa sinistra di lotta e non più di potere. Registro e vocabolario son sempre quelli. Gli stessi grugniti di sempre, tanto per stare in tema.
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