La sinistra insulta Ratzinger: «La sua ostinazione è maniacale»

Palermi (Pdci): «Deve finire la difesa a oltranza del matrimonio tra uomo e donna». Violante (Ds): «È legittimo che la Chiesa si esprima ma lo è altrettanto che la politica proceda in autonomia»

da Roma

No, niente polemiche, né guerre di religione: Benedetto XVI fa il suo lavoro di Papa. «È perfettamente legittimo - dice infatti Luciano Violante - che la Chiesa cattolica esprima il suo punto di vista». Ma è «altrettanto legittimo» che la politica «in autonomia» vada avanti: «I Pacs o unioni civili, che sono il riconoscimento del diritto fondamentale di stare con la persona che si ama, rientrano nel programma di governo e quindi vanno fatti». E il verde Angelo Bonelli invita «a non alimentare scontri» con il Vaticano: «Il Pontefice parla ai fedeli, ma la politica non può dimenticare che la laicità dello Stato è una garanzia per tutti. La Cdl strumentalizza le sue parole».
Ma non tutti nel centrosinistra si adeguano alla linea del basso profilo. Basta sentire cosa ne pensa Manuela Palermi, Pdci: «La difesa ad oltranza del matrimonio tra uomo e donna e gli attacchi ai Pacs hanno assunto in Benedetto XVI un qualcosa di maniacale. Le leggi sono un atto autonomo del Parlamento italiano e il Vaticano farebbe bene a non interferire. Qui non si tratta di problemi di etica, ma di diritti basilari». Il radicale Daniele Capezzone ritiene «spiacevole e negativo che le gerarchie ecclesiastiche cerchino lo scontro ideologico» anche perché «i Pacs non toglierebbero nulla alle altre famiglie». L’Italia, sostiene, su questo terreno è rimasta indietro con Irlanda e Grecia. Più indietro della Spagna, «dove è stato Aznar, cattolico e leader del partito popolare, il primo ad aprire».
Per Franco Grillini, deputato Ds e leader storico dell’Arcigay, «i Pacs fanno bene alla società e all’economia, lo dimostra l’esperienza dei 17 Paesi europei su 25 dove queste leggi sono state approvate». Quanto al Pontefice, «la sua ossessiva campagna risponde più a un’esigenza di potere, di capacità di veto, che a una realtà dei fatti che la Chiesa ufficiale non sa più interpretare». E anche il socialista Roberto Villetti chiede che «il Papa non detti l’agenda di governo e non cerchi di imporre per legge i principi della Chiesa». Il governo, insiste Villetti, non si faccia condizionare e «presenti entro gennaio le norme auspicate: la crisi della famiglia non dipende dalle unioni di fatto né da un riconoscimento dei diritti di tantissime persone».
Approccio morbido invece da parte dei partiti cattolici dell’Unione. «Bisogna avere il massimo rispetto per le parole del Papa - ammonisce Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera - perché costituiscono sempre, che si sia laici o religiosi, un’occasione per riflettere sui grandi temi etici della nostra vita. Quello che dispiace è che qualcuno le brandisca come un’arma per le proprie crociate ideologiche, sia da una parte che dall’altra». Pure nel centrosinistra dunque, dove «è aperto un confronto sereno e democratico che non intende destabilizzare la famiglia».
Per l’Udeur si tratta di «sterili polemiche».

«Come si può pretendere - si legge in una nota - che il Papa non difenda la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, considerato dalla Chiesa un sacramento? Non si può pensare che le sue frasi siano un’ingerenza indebita sulla vita dello Stato». Quanto ai Pacs, calma e gesso, avverte il partito di Mastella: «Non sono nel programma dell’Unione».

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