La sinistra sbraita perché ha paura

Fabrizio Cicchitto *

Vogliamo rispondere, insulti a parte, ad una serie di argomentazioni del tutto sballate che il centrosinistra ha sviluppato nel corso del dibattito parlamentare. Come quasi tutti i dibattiti svoltisi nel corso di questa legislatura, esso è stato caratterizzato da uno scontro frontale perché ancora una volta il centrosinistra ha scelto la strada di demonizzare non solo le persone (Berlusconi), ma anche l’argomento (la legge elettorale presentata come una sorta di colpo si Stato).
A proposito del rilievo fondato sul fatto che non si può approvare una legge alla fine della legislatura, valgono le osservazioni di personaggi al di sopra di ogni sospetto quali il professor Pasquino e il professor Sartori. Ha scritto Pasquino: «Le riforme elettorali si fanno quando ci si riesce» e «possono essere fatte anche pochi mesi prima delle elezioni, purché esistano i tempi tecnici»; «d’altronde, una riforma elettorale eventualmente completata a metà legislatura non sarebbe sfuggita alla richiesta di scioglimento di un Parlamento “delegittimato” poiché eletto con un altro sistema». A sua volta Sartori: «Il fatto è che una riforma elettorale può essere fatta in Italia soltanto sotto elezioni. È la nostra unica “finestra di opportunità”, che possa essere fatta soltanto alla 23esima ora l’ho scritto molte volte e da tempo».
In secondo luogo gli esponenti del centrosinistra hanno affermato che con le liste bloccate si concentra tutto il potere nelle mani delle segreterie dei partiti.
Forse che nell’attuale sistema i gruppi dirigenti dei partiti non decidono larga parte degli eletti indipendentemente dalle origini territoriali di molti candidati? Ad esempio, nel 2001 se un candidato della Casa delle Libertà veniva collocato in un collegio del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, della Puglia, della Sicilia, aveva la quasi certezza di essere eletto mentre se veniva candidato nell’uninominale delle regioni rosse quasi certamente veniva «bocciato» dagli elettori. Alla rovescia le cose valevano per il centrosinistra: chi veniva candidato nelle regioni rosse era certo di essere eletto. L’onorevole Mattarella, che ha sollevato questo problema, è siciliano ma è stato eletto in un collegio del Trentino Alto Adige, Di Pietro nel famoso Mugello rosso, Paolo Cento in Emilia ecc.
Secondo un’altra «spiritosa invenzione» la legge proporzionale favorirebbe il trasformismo e la trasmigrazione di parlamentari perché si attenuerebbe il bipolarismo. Fino al 1992, in regime proporzionale, il fenomeno degli spostamenti di gruppi politici e dei «voltagabbana» è stato ridotto al minimo. Il contrario è avvenuto dal 1994 in poi. Nel 1994 la maggioranza del Polo c’era alla Camera, ma non al Senato (e già questo dato smentisce l’altra obiezione secondo la quale con questa legge si possono determinare due maggioranze: l’una alla Camera, l’altra al Senato. Il pericolo è in re ipsa, indipendentemente dal sistema elettorale per il semplice fatto che alla Camera votano 5 milioni di giovani che non votano al Senato con la conseguente possibilità di differenti orientamenti da parte di due diversi corpi elettorali) e fu acquisita con lo spostamento verso il centrodestra di un gruppo di senatori eletti nelle liste di Segni-Amato-Martinazzoli. Nella legislatura ’96-2001 avvenne l’opposto: circa quaranta parlamentari guidati da Mastella e da Buttiglione, dopo che Prodi cadde in un’imboscata parlamentare ordita all’interno del centrosinistra, abbandonarono il centrodestra e consentirono la nascita del governo D’Alema. In questa legislatura, specie dopo i risultati negativi delle regionali, c’è stato uno stillicidio di fughe individuali di parlamentari del centrodestra al centrosinistra.
In terzo luogo è in atto l’ennesima truffa mediatica, con tanto di manifestazioni di piazza e compiacenti trasmissioni televisive, secondo la quale la riforma elettorale metterebbe a rischio la libertà e la democrazia. La libertà e la democrazia, malgrado le urla e gli anatemi dell’onorevole Fassino, non corrono nessun pericolo: con la proporzionale c’è un rapporto assai stretto tra i voti espressi e la rappresentanza parlamentare. Del resto fino a pochi anni fa la sinistra era ultraproporzionalista. Nella realtà dietro tutto quello che è avvenuto c’è qualcosa di molto serio che però è emerso molto poco nel dibattito alla Camera.
In un’intervista alla stampa data dall’onorevole D’Alema anch’egli aveva rilevato che il sistema «misto» del Mattarellum era in crisi. D’Alema e i suoi compagni intendevano cambiarlo nella prossima legislatura contando di conquistare la maggioranza e quindi di poterlo modificare sulla base delle esigenze del centrosinistra (doppio turno ecc.).
L'attuale legge elettorale detta Il Mattarellum è entrata in crisi perché sommava, in una miscela infernale, tutti gli elementi negativi del maggioritario e del proporzionale. La Casa delle Libertà ha avuto il merito di dare una risposta globale e organica. La legge proporzionale della Camera non liquida il bipolarismo, anzi lo consolida (soglia di sbarramento, vincolo di coalizione, indicazione del leader, premio di maggioranza). Essa fa i conti con il pluralismo delle forze politiche trovando una strada che tramuti la conflittualità in una concorrenza fisiologica all’interno di ogni coalizione. Il centrosinistra, che credeva che il centrodestra fosse «abulico» (come lo ha definito Il Riformista), incapace di reazione, ormai rassegnato ad una sconfitta ineluttabile e quindi in preda ad una sorta di cupio dissolvi, è rimasto sorpreso e preso in contropiede dalla ripresa di una iniziativa politica unitaria da parte del centrodestra. Si tratta solo della prima mossa per riprendere l’iniziativa politica.
Se il governo, dopo la legge elettorale, fa passare la devoluzione e approvare una legge finanziaria seria e credibile, allora la partita si riapre. Per questo il centrosinistra urla di rabbia e grida alla luna. Certamente con la nuova legge tornano in campo i partiti (e questo richiede anche a Forza Italia una seria riflessione), ma ormai è chiaro che una fase della vita politica italiana si è chiusa per consunzione.

Meglio superarla con una legge che con un altro collasso istituzionale e politico come è avvenuto nel ’92-94.
* vicecoordinatore di Forza Italia

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