Venezia - «Ehi della gondola, qual novità?». Grazie a Dio, nessun «morbo infuria». Né tantomeno «il pan ci manca». Ma a Venezia, come nell’agosto 1848 celebrato dal poeta Arnaldo Fusinato, sventola di nuovo «bandiera bianca». Il pallido vessillo, in verità, pencola floscio su Ca’ Corner, sede dell’amministrazione provinciale, cercando inutilmente di rispecchiarsi - opaco lui e opaca l’acqua - nel verdastro scorrere del Canal Grande. A issare la bandiera di resa è un centrosinistra che ieri, in Laguna, perde un altro dei suoi storici caposaldi, strappatogli dalla bionda leghista Francesca Zaccariotto, sindaco da due mandati di San Donà di Piave, spedendo a casa il presidente provinciale uscente, Davide Zoggia, del Pd.
Un Pd che, impotente, vede un altro rilevante pezzo della toponomastica e dell’architettura politica veneziana - Ca’ Corner, appunto - finire sotto i colori del centrodestra dopo quello ormai consolidato di Palazzo Balbi, sede della Regione, da quasi tre lustri nelle salde mani del serenissimo «doge» Giancarlo Galan. E tutto questo, non bastasse, accade a poco più di un anno - se il trend continuerà - rispetto a quel che potrà verificarsi nel settembre 2010 a Ca’ Farsetti, sede del Comune veneziano, affacciata sulla ben poco benaugurante Riva del Carbon. Sarà un Natale triste, senza regali se non un sacco di nerissimo coke, quello del prossimo anno per Franceschini e company? Si vedrà. Intanto però Bossi anticipa: «Venezia? È ormai l’ex piazza rossa».
Ieri è stato comunque lo Zaccariotto Day. Alle 17,20, a San Donà, nel suo quartier generale in via Cesare Battisti, centralissimo liston per lo struscio di morosi e morose, i primissimi dati - 60,41% contro 39,59% dell'avversario, ma ad appena un decimo delle sezioni scrutinate - bastano e avanzano per gonfiare d'entusiasmo gli occhi e i petti dei fedelissimi tra i fedelissimi, degli antemarcia, di quelli che sono già lì da ore, di quelli che «Francesca la xe la più forte, cossa vol che ghe diga de più. Xe cussì e poi basta». «Calmi, calmi, bisogna aspettare i risultati dei “buchi neri”», sentenzia e placa gli animi Giovanni Anci, navigato militante del Carroccio, diviso tra il cellulare e un bloc notes che si riempie via via di dati. I buchi neri - spiega ai foresti - sono rappresentati «da Venezia, soprattutto il centro storico, e poi Marghera, e anche Mira, brutta bestia quella!». Mentre la sicurezza viene tradizionalmente da Murano, Burano e Pellestrina, isole per la geografia, ma salda terraferma per il centrodestra.
Lei, Francesca, stessi occhi cerulei e medesima dentatura Durban’s dei manifesti - non c’è trucco, non c’è ritocco - si materializza alle 18, in mise arancio e bianco. Il sorriso resiste immacolato anche quando la forbice inizia a stringersi. Alle 18.30 arriva un 53% contro il 46% dell’avversario. Un’ora dopo è un allarmante 51,14% a 48,86%. «Ce la farà?», chiede in giro uno spaesato vecchietto, appoggiandosi al bastone. Un applauso saluta l’inattesa conquista di Jesolo: vittoriosa in «casa» stessa dell’avversario. «Porta bon», sentenzia il vecchietto.
Poi ancora altri dati, qualche punticino in più, forse si respira. «Conti alla mano, ora il vantaggio è incolmabile», sentenzia l’esperto Anci. Ma lei resiste, scaramantica, anche se la matematica le dà ragione. «Non grido vittoria fino all’ultimo», si schermisce. Capitola però alle 20.20, quando non essendoci più né storia, né patema, né matematica, resta soltanto il Prosecco che attende in fresco, impaziente di essere stappato. È lei il nuovo presidente della Provincia, 51,86% contro 48,13%. E vince soprattutto la Lega, il cui vessillo la fa poi da padrone in Piazza Ferretto, a Mestre - è lì che c’è la festa - sotto la sede dell’avversario.
Ma oltre il ponte, in una Venezia ben
più silenziosa, il Leone alato che dall’alto di una colonna domina e vigila da secoli su Piazza San Marco, sembra quasi sorridere più del solito alla tremula luce della luna. Appare sereno. Di più, nuovamente Serenissimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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