Soccorsi senza tregua in Italia: quasi cinquecento gli interventi

Sotto le ceneri, cova ancora l’Inferno. Un Cerbero che ha ben più di tre teste, quello che ancora infiamma l’Italia. Un mostro che non si riesce mai a sconfiggere del tutto. Perché i vigili del fuoco e la protezione civile non fanno in tempo a spegnere un incendio, che subito si apre un altro fronte. O, peggio, tornano le fiamme là dove si era appena finito di soffocarle. Così com’è successo ieri nella già devastata Cefalù e a San Martino delle Scale, nel Palermitano, zona che aveva appena tirato il fiato dopo il violento incendio di venerdì. È tornata la paura, insieme al fuoco. Sono tornati i pompieri e sette aerei. Di nuovo, al lavoro per ore. Si deve lasciare la propria casa di corsa: 50 le abitazioni evacuate per precauzione, solo una, fortunatamente, lambita dalle fiamme. A Ragusa il fuggi fuggi si è scatenato tra gli invitati a un banchetto nuziale.
Quinto giorno di incubo per la Sicilia, che brucia dal Messinese al Catanese, dal Palermitano alle Eolie. E poi, tutto un correre sulla Penisola: più di 5.000 chiamate al 1515. E 2.355 gli uomini impiegati e 771 mezzi. Il maggior numero di interventi, quasi 500, soprattutto in Sicilia, seguita da Campania, Calabria, Lazio e Puglia.
Nel Catanzarese, la sorte «incendiaria» si è fatta beffe del villaggio turistico «Acquafredda», ad Albi. A dispetto del nome, è stato chiuso ed evacuato. Così oltre a più di duecento ettari del parco naturale della Sila, sono andate in fumo anche le vacanze chi aveva scelto «Acquafredda» e il Sud Italia in genere.
Poteva essere un bilancio molto più grave: ci sono voluti ben cinque canadair per domare l’incendio, tra cui due mandati dalla Francia. Nel nostro Paese prosegue l’emergenza e non bastano i mezzi. Dobbiamo così ringraziare i cugini d’Oltralpe per il «prestito». Eppure, paradossalmente, l’Italia ha inviato un canadair in Grecia: scambi di favore tra disperati.
Cinque volontari sono rimasti feriti in un incendio doloso nel Parco dei Monti Lucretili vicino Roma. È grave quello che si trovava a bordo di un’autobotte che si è ribaltata durante le operazioni di spegnimento. Poteva provocare una strage l’incendio sul Monte Ciccia dove le fiamme hanno lambito una polveriera. Impossibile avvicinarsi, così si è intervenuti solo con mezzi aerei. Scampato pericolo anche in Liguria, a Castelvittorio, dov’era a rischio di esplosione un casolare che custodiva contenitori di gpl.

All’origine del rogo, un’anziano agricoltore che aveva imprudentemente dato fuoco ad alcune sterpaglie nel proprio terreno vicino all’abitato. Le fiamme hanno schivato le case, eccetto un paio di casolari abbandonati, ma non c’è stata salvezza per circa cinque ettari di bosco. Ora, per l’agricoltore, un’accusa di incendio colposo, e una multa di 2.000 euro.

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