Sofri è già libero per la giustizia ma i medici hanno ancora paura

Pena sospesa per motivi di salute. Castelli: «Sulla grazia deciderò a suo tempo»

Mimmo Di Marzio

Il bollettino medico è interlocutorio: «Condizioni stabili ma la prognosi resta riservata». Quello giudiziario quasi fausto: pena sospesa per motivi di salute. Il bollettino politico, invece, è ciclotimico con progressive alterazioni dell’umore nei due Poli mano a mano che il caso Sofri rischia di trasformarsi in un’arma pericolosa per tutti a cinque mesi dalle elezioni. Così, mentre i sanitari dell’ospedale Santa Chiara di Pisa si trincerano nel riserbo di un quadro clinico quasi impronunciabile - la sindrome di Boerhaave - il giudice di sorveglianza del tribunale toscano annuncia in tempi record l’atto di clemenza che ormai buona parte del Parlamento auspica come l’antipasto di una grazia contro cui ormai fa barricate solo la Lega, guardasigilli in testa. Ma a togliere le castagne dal fuoco a Castelli potrebbe proprio essere quel certificato che oggi giudica le condizioni di Sofri incompatibili con il regime carcerario. E anche se il ministro afferma laconicamente che si pronuncerà sul caso «a suo tempo», ora gli alleati lo tirano per la giacca prima che sia troppo tardi. Ieri è stata la volta del presidente della Commissione Giustizia della Camera, l’azzurro Gaetano Pecorella che ha ufficialmente invitato Castelli «ad abbandonare questo conflitto trasmettendo la pratica della richiesta di grazia al presidente della Repubblica» come atto di «serenità politica che farebbe bene a tutti». Per i centristi dell’Udc, invece, la concessione della grazia è da considerare «un atto ormai indifferibile» dal momento che, sostiene il senatore Maurizio Ronconi, «i politici non possono perdere l’occasione di dimostrare sensibilità e umanità».
Ma se la grazia resta ancora un capitolo caldo, anche se non più incandescente, sulla sospensione della pena la Cdl esprime favori unanimi, anche nelle file di An in passato poco propensa a sconti per l’ex leader di Lc. Per il ministro dell’Ambiente Matteoli, la decisione della magistratura va apprezzata e può «contribuire a una soluzione generale per chiudere definitivamente la stagione del terrorismo», mentre Francesco Storace non può che appellarsi al diritto alla salute: «Quanto è stato deciso è il minimo per una giustizia equa».
L’ordinanza del tribunale non contiene di fatto alcun limite temporale e si limita a prendere atto delle valutazioni dei medici - sia del centro clinico del carcere, sia del reparto rianimazione del Santa Chiara - sulla assoluta incompatibilità delle condizioni di Sofri con la detenzione. Una verifica verrà fatta dal tribunale di sorveglianza di Firenze entro i prossimi sei mesi.
La questione, comunque, non sembra per il momento sfiorare la famiglia di Sofri, preoccupata soprattutto per il bollettino medico che parla di «grave compromissione addominale e toracica dovuta alla rottura spontanea dell’esofago». Un evento abbastanza raro che si verificherebbe soprattutto nei bevitori in stato di ubriachezza e a seguito dei traumi provocati da sforzi di vomito. Ma non solo. «I bevitori rappresentano circa il 50 per cento dei soggetti colpiti dalla sindrome di Boerhaave come da quella di Mallory-Weiss -dice il professor Gaetano Ideo, direttore del Dipartimento di Epatologia dell’ospedale San Giuseppe di Milano- ma altre cause possono essere l’esofagite da reflusso, gli abusi alimentari o anche l’eccessivo uso di farmaci antinfiammatori in persone a rischio». Per i sanitari che hanno operato d’urgenza Sofri il 26 novembre decisivi per la prognosi saranno i prossimi quattro giorni. Per il momento, il paziente è tenuto sotto costante sedazione e forse sarà risvegliato nella giornata di mercoledì. «Anche nei soggetti diagnosticati e operati precocemente la mortalità è di circa il trenta per cento dei casi» dice Ideo, che è anche presidente del comitato scientifico della Fondazione Fade.

«Superata la fase acuta, ed evitato il rischio di complicazioni infettive, Sofri potrà riprendere una vita pressoché normale a patto che segua un’alimentazione corretta e eviti l’abuso di alcol. Di fatto, si tratta delle stesse precauzioni a cui è tenuto un soggetto vittima di ulcera perforata».

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