Marianna Bartoccelli
da Roma
«Tranquillo cè Mastella», fa dire Vincino al suo omino nella vignetta che ormai da anni dedica ad Adriano Sofri su Il Foglio.
Certamente quello della grazia a Sofri sarà uno dei primi scogli che il neoministro della Giustizia, Clemente Mastella, troverà sul tavolo di via Arenula dove ieri ha messo piede per il passaggio delle consegne da parte del ministro uscente Roberto Castelli. «Qualunque atto mi verrà sottoposto dal presidente della Repubblica avrà la mia controfirma, non entrerò in conflitto con lui perché nella mia cultura istituzionale un ministro non si scontra mai con il Quirinale», chiarisce alla stampa subito dopo il discorso di Romano Prodi in Senato. Aggiungendo un breve «sono favorevole alla grazia per Sofri» e ribadendo anche il suo accordo alle dichiarazioni di Prodi sulla necessità di «un provvedimento diretto ad alleggerire lattuale insostenibile situazione delle carceri», e per chiarire che si parla di amnistia, Mastella ricorda «con commozione la visita di Papa Wojtyla alla Camera». Ieri è ancora il giorno delle dichiarazioni generali, e il Guardasigilli sottolinea come il suo programma sia indicato proprio dalla relazione del premier. «Ridare serenità ai giudici», ovviare alle riforme di questi anni «pensate e attuate troppo spesso con uno spirito punitivo e comunque con atteggiamenti non adeguatamente collaborativi», assicurare «agli italiani una giustizia più giusta perché più rapida», così cita Prodi e così ripete Mastella. Che precisa che il suo ministero dovrà essere allinsegna «dellequilibrio». Anche se subisce subito un attacco dai penalisti che lo accusano di aver promesso la sua prima visita ai magistrati dellAnm e di essere andato come primo gesto del suo mandato a trovare il vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni. Troppa apertura verso i magistrati, dicono gli avvocati. E allora Mastella sullincontro con Rognoni spiega subito che si tratta di un fatto personale visto che era il suo sottosegretario quando lattuale vice del Csm era ministro della Giustizia. Ma anche se si tratta di un «incontro tra vecchi amici», ne approfitta per dichiarare che «è finita la guerra» con la magistratura e promettere «collaborazione e dialogo» con lorgano di autotutela. E dopo aver letto la reazione dei penalisti garantisce che si recherà a incontrare non solo lAnm ma anche le rappresentanze dellAvvocatura. DallUnione delle Camere Penali è infatti arrivato un rimprovero al nuovo ministro che ha promesso di andare a casa dellAnm. «Stia attento ai rischi di una ingloriosa politica a domicilio», scrivono ricordando inoltre al Guardasigilli la loro lotta per la separazione delle carriere tra giudici e pm «sottoscritta a suo tempo dagli esperti giustizia dellUdeur».
Il neoministro incassa una dichiarazione di disponibilità anche da parte dellala più di sinistra delle toghe: «Siamo pronti a collaborare con il ministro nello sforzo comune di creare un servizio giustizia allaltezza delle aspettative dei cittadini», afferma Piero Martello, presidente del Movimento per la Giustizia. «Le dichiarazioni di Mastella rivelano uninversione di tendenza rispetto al passato», osserva Martello.
Per il ministro uscente, il leghista Roberto Castelli, queste dichiarazioni di disponibilità da parte dei magistrati e il fatto che ci sono due magistrati come sottosegretari, Alberto Maritati e Luigi Scotti, sono preoccupanti e significa «che la magistratura lo condizionerà pesantemente». E ribadisce come la Lega sosterrà il no allamnistia e a qualunque modifica dellordinamento giudiziario approvato.
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