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Il sogno americano in un vestito New York celebra Ralph Lauren

Il sogno americano in un vestito New York celebra Ralph Lauren

da New York

«Siete i nostri eroi» ha detto il sindaco di New York, Michael Bloomberg, a Ralph Lauren e alla moglie Ricky durante la festa per i 40 anni di carriera dello stilista americano. Robert De Niro e Dustin Hoffman sono scattati in piedi ad applaudire queste parole trascinando nell’omaggio alla coppia più rappresentativa della città i 500 invitati al blindatissimo appuntamento. C’erano volti noti come Sarah Jessica Parker (la Carrie di Sex & the City), suo marito Matthew Broderick (l’irresistibile ragazzaccio di Wargames) e alcuni dei migliori designer statunitensi: Donna Karan, Diane von Fürstenberg, Vera Wang e Carolina Herrera.
C’erano poi personaggi meno famosi per il grande pubblico, ma fondamentali per capire il vero significato dell’evento: Ron Perelman (uno degli uomini più ricchi del mondo, grande sostenitore di Rudolph Giuliani), Robert Kennedy jr (orfano di Bob ed erede della miglior tradizione democratica a stelle e strisce) e Lauren Bush, nipote del presidente in carica oltre che fidanzata con David, 36enne secondogenito del designer. Infatti la serata che si è svolta nel Conservatory Garden del Central Park («Un luogo incantato, il gioiello del nostro parco» l’ha definito il sindaco) sembrava una specie di monito patriottico ai grandi sostenitori dei due schieramenti in gara.
Insomma con la scusa dell’anniversario, Ralph Lauren ha praticamente detto al potere sociale di Manhattan: «L’America è una, vinca il migliore, ma questo, ragazzi, è the land we love, il Paese che amiamo». Del resto lui è l’esempio vivente dell’American dream. Nato nel ’39 in una famiglia poverissima del Bronx, ha cominciato come commesso da Brook’s Brothers, il marchio che ha vestito 37 su 43 presidenti americani a cominciare da Abramo Lincoln. Trovando noiose le cravatte che vendeva nel mitico negozio del Lower East Side, il giovane Ralph ne crea alcune larghe, colorate e nuove che trasporta in una valigia di vecchio cuoio nei grandi department store della città. Bloomingdale’s gliele compra tutte e lui si fa prestare 50mila dollari per avviare la produzione. Nel frattempo incontra la moglie Ricky: alta, bionda e bella, inarrivabile per un uomo che raggiunge il metro e 60 con un rialzo nelle scarpe. Invece lei l’altra sera ha dichiarato commossa: «Lo amo e sono fiera di quel che ha fatto». Lui non si è sbottonato più di tanto ma nel suo «Grazie per avermi aiutato a raggiungere un simile traguardo e sappiate che questo è solo l’inizio» c’era lo spirito della nuova frontiera con i cow boy che difendono le carovane piene di donne, bambini e mandrie da trasportare nella prateria.
Insieme hanno costruito un impero che vanta un giro d’affari annuo sui 4,3 miliardi di dollari. Tutto ciò che viene firmato da Ralph Lauren si vende con facilità, rispetta i canoni fissati da Francis Scott Fitzgerald: «Gli eleganti hanno molti vecchi amici nel guardaroba».

Non per nulla erano suoi i costumi di Robert Redford nel film Il Grande Gatsby, ma anche quelli di Diane Keaton in Io e Annie. Quel che si è visto in passerella l’altra sera aveva lo stesso sapore. Senza nessuna novità, ma di grande eleganza. E guarda caso Barack Obama sorride con un completo di Ralph Lauren dalla copertina di GQ America.

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