La solidarietà dei fedeli nel giorno più amaro

In Vaticano irritazione per le dichiarazioni pubbliche di Amato sull’assenza di rischi

da Roma

Amarezza e anche un pizzico di irritazione. Questo ieri si respirava nell’entourage dei collaboratori di Papa Benedetto XVI. Amarezza per aver rinunciato alla presenza all’inaugurazione dell’anno accademico nell’ateneo romano, irritazione perché, nelle dichiarazioni pubbliche il ministro Amato è sembrato voler dire che non c’erano rischi per l’ordine pubblico mentre proprio le sue parole avevano pesato nella decisione finale della rinuncia.
La giornata del Papa non è stata diversa dalle altre, anche se con qualche dimostrazione di solidarietà e di vicinanza in più. Il Pontefice si è svegliato come al solito poco dopo le sei, ha celebrato la messa nella cappella privata alle 7, è rimasto in preghiera fino alle 8, poi, dopo la veloce prima colazione durata una decina di minuti, è andato al suo tavolo di lavoro. Alle 10.30 Benedetto XVI ha lasciato il palazzo apostolico e ha raggiunto in macchina l’aula Paolo VI, gremita di fedeli per l’udienza generale del mercoledì. Particolarmente calorosi gli applausi. Un gruppo di studenti di Cl ha issato degli striscioni di solidarietà e ha gridato «libertà, libertà». Ratzinger ha sorriso e ha gradito la sorpresa. Alle 13.15 è stato servito il pranzo. Il Papa non mangia mai da solo, ma alla sua tavola siedono, oltre ai due segretari, il tedesco Georg Gänswein e il maltese Alfred Xuereb, anche le quattro consacrate memores Domini, Manuela, Carmela, Loredana e Cristina, che si occupano dell’appartamento papale, della cucina e del vestiario. Come al solito il Papa, al termine del pranzo, è salito sulla terrazza per una brevissima passeggiata. Poi, dopo un po’ di riposo, ha ripreso il lavoro. La pioggia battente non gli ha permesso di fare l’abituale passeggiata pomeridiana nei giardini vaticani. La cena è stata servita alle 19.30 e prima di ritirarsi, come ogni sera, il Papa ha visto i titoli del telegiornale. Chi l’ha incontrato brevemente nella mattinata, poco prima dell’udienza, l’ha trovato del solito umore.
La migliore risposta alle polemiche è infatti rappresentata dal testo del discorso che aveva preparato di suo pugno, in tedesco: un discorso di grande respiro sulla ricerca della verità e sulla necessità della cooperazione tra fede e ragione. Al Papa era stato detto che vi sarebbero state manifestazioni che – come ha scritto il cardinale Bertone nella lettera inviata al rettore della Sapienza – si sarebbero rivelate «incresciose per tutti». Era stato detto che la sua incolumità era assicurata, che non c’erano minacce terroristiche.

Ma che non sarebbe stata garantita l’assenza di incidenti. Per questo, con sofferenza, Benedetto XVI ha preso la decisione di rinunciare alla visita. E ieri nei sacri palazzi non sono state gradite le esternazioni di chi aveva invece prospettato, privatamente, scenari diversi.

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