Anche il Comune di Genova, dopo le insistenti richieste da parte di alcuni gruppi consiliari dell'opposizione, alla fine ha votato favorevolmente l'ordine del giorno in cui venivano condannate le scritte intimidatorie contro l'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, apparse sul portone della cattedrale, in piazzetta del Monastero e in vico Catena a Sampierdarena. Scritte che recitavano senza mezzi termini «vergogna», «Bagnasco a morte», «Bagnasco attento ancora fischia il vento», tutte firmate con il simbolo della falce e martello e con la sigla P38.
La sala rossa si è stretta attorno al presidente della Cei non senza polemiche. I Comunisti italiani e Rifondazione al momento della votazione sono usciti dall'aula in segno di protesta. «A me è dispiaciuto - spiega Roberto Delogu dei Comunisti italiani - che si sia messo in discussione un ordine del giorno vecchio. È strano che ad esempio per Don Luigi Traverso, che in passato è stato preso di mira, nessuno si sia mosso. Questo ordine del giorno in solidarietà a monsignor Bagnasco avrebbe dovuto essere discusso con calma, magari convocando il consiglio un'ora prima. Pur non condividendo le idee dell'arcivescovo, sono però d'accordo nel condannare coloro che usano la violenza a scopi intimidatori».
Ad uscire dalla sala rossa al momento del voto anche la consigliera di Rifondazione Patrizia Poselli. «Con il nostro gesto - dice - non volevamo dare ragione a coloro che usano la violenza per esprimere le loro idee. Questi atteggiamenti sono da condannare. Volevamo solo chiedere che se da un lato veniva espressa la solidarietà a monsignor Bagnasco, dall'altro era giusto che venisse espressa la stessa solidarietà a chi è laico».
Tra i banchi della sala rossa c'è chi non accetta l'atteggiamento dei consiglieri di Rifondazione e dei Comunisti Italiani. «Ho chiesto al presidente del consiglio Guastavino - tuona il capogruppo del Carroccio Edoardo Rixi - che Delogu e la Poselli non venissero fatti rientrare in aula dopo la loro volontaria uscita». Il capogruppo di Forza Italia si augura che nessun gruppo politico strumentalizzi il momento difficile che sta vivendo il presidente della Cei. «Tutte le forze politiche - spiega Giuseppe Costa - dovrebbero unirsi compatte contro ogni forma di violenza». Fa eco Gianni Bernabò Brea di An: «Le frasi che sono comparse sui muri della città contro monsignor Bagnasco sono da condannare senza pietà».
Come successo ieri in altre città guidate dalla sinistra. Solidarietà a Bagnasco è stata espressa da tutti i partiti del consiglio provinciale di Bologna, dal presidente del Piemonte Mercedes Bresso e dal sindaco di Bologna Sergio Cofferati.
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