Solita storia: Vettel in pole e le Rosse ad arrancare

I tre principali aspetti tecnici di Monte-Carlo riguardano la sicurezza del circuito, alcune osservazioni sulle assurdità-Ferrari e la consueta graduatoria delle prestazioni. Dopo vari progressi, c'è stata ultimamente una stasi (Fia-Tv responsabile) sul miglioramento delle condizioni monegasche e non si capisce come dagli anni 1955-1967 (Ascari e Bandini) in poi sia sempre stato quello della «chicane» il punto cruciale, senza validi rimedi. Nemmeno come uscita dal «tunnel» e come zona di massima decelerazione, con tutto l'effetto-suolo attuale. Quanto alla situazione del Cavallino, è doveroso precisare che, sotto l'ottima direzione tecnica dell'ingegner Costa, cioè fino a quattro giorni fa, è stato fatto tutto quel che veniva richiesto, con vero successo: 1°) miglioramento di resa in qualifica, con gomme soffici; 2°) prontezza al «via», con le nuove frizioni; 3°) maggior carico aerodinamico in trasgressione, dopo un lungo rispetto della legalità. Quindi, il cambio di direzione, in concomitanza con il crollo di Barcellona, è stato pretestuoso. In realtà, il signor Fry, suggerito - o imposto - dal reuccio Alonso, tramite «sponsor», come il famoso ordine di scuderia contro Massa, era giunto a Maranello con quell'incarico e necessitava solo di un periodo di assestamento. In Spagna, lo stesso reuccio è riuscito a partire, contro le brutte figure precedenti, e anche ad andare in testa. Non è plausibile che la macchina abbia il carico aerodinamico necessario quando è in «soft» e lo perda in «hard».

Né il reuccio, con l'identico schema (15-14-15%) di «stint», ma davanti a Webber, ha spiegato perché abbia fatto solo 10 giri in «hard», costretto ai successivi 27 in degrado, fino al doppiaggio. A questo punto, riaffiorano le qualità di pilotaggio, che decideranno l'odierno gran premio. Altro che demagogie.

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