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Sollevare inutili polveroni non fa bene alla crisi ippica

Ernesto Cazzaniga*

Vorrei riaprire il dialogo «ippico» cominciando con un’ottima notizia. La scorsa settimana in Francia due nostri trottatori, Derrick di Jesolo e Donadoni Ok, hanno dato ulteriore dimostrazione dell’attuale e grande valore dell’allevamento italiano, classificandosi al primo e al terzo posto rispettivamente a Vincennes una corsa di Gruppo II. Del livello raggiunto dal nostro allevamento ne abbiamo parlato più volte e più volte abbiamo, purtroppo, dovuto constatare, ed oggi una volta di più, che, all’importante crescita tecnica dell’allevamento non ha assolutamente fatto corollario un altrettanto aggiornamento tecnico da parte degli ippodromi. Infatti non abbiamo in Italia una pista da miglio. Vi sono solo alcune iniziative in atto per migliorare questa situazione da parte di pochi ippodromi, come l’ippodromo dei Pini, di Follonica dove è in avanzata realizzazione una pista da 1400 metri. Abbiamo, poi, l’interessante meeting estivo sulla pista di 1.400 metri di Siracusa che riesce a dare un’idea di quali risultati tecnici potranno conseguire questo tipo di iniziative in un auspicabile prossimo futuro.
Questa estate, malgrado il fresco patito dai turisti, ha portato alcune iniziative che parrebbero dettate da colpi di calore più che da ragionamenti. Mi riferisco ad un paio di interviste: una rilasciata da un bravissimo guidatore del trotto - bravissimo come guidatore, ma certamente non altrettanto in confidenza con le cifre i numeri, i regolamenti e le leggi - vorrei dargli un consiglio amichevole, prettamente milanese: «offelee fa el tò mestee», ovvero per chi ha poca dimestichezza con il dialetto meneghino, «pasticcere fa il tuo mestiere». L’altra intervista riguarda un noto personaggio francese, massimo dirigente del settore galoppo. Il personaggio in questione, non può godere, come nel caso del guidatore del beneficio della buona fede ed in sostanza, della scarsa se non nulla conoscenza dei problemi, pontifica e indica strategie da percorrere per salvare l’ippica italiana, secondo schemi e teorie personali, e direi anche con una caduta di gusto e di stile notevoli. Evidentemente, dimentica che, solo pochi anni addietro, il settore del galoppo francese era allo sbando totale, quasi al fallimento, e se non fosse stato per l’iniziativa di monsieur Lagardere, noto industriale francese del settore aeronautico e grande proprietario di cavalli, che combinata ad un intervento del governo consistente in una abbondante iniezione di liquidità, ed in un altrettanto abbondante abbassamento delle aliquote di prelievo sulle scommesse, ha successivamente permesso il risanamento del settore, riconsegnandolo poi ad una gestione ordinaria.
In una parola, la tanto criticata politica, che è stata il centro dell’intervista, è intervenuta con mano pesante ed ha provveduto a rilanciare il settore. Quindi mi pare che voler addossare tutte le cause dei nostri problemi solo all’intervento della politica, mi pare quanto meno ingeneroso da parte dei nostri cugini francesi, che ne hanno beneficiato ampiamente.
Ho avuto modo di dire e ridire, la crisi da noi è di natura sistemica, un sistema che ha potuto condurre il settore per molti anni, ora non è più in grado di farlo e lì va trovata la soluzione. D’altra parte, e mi ripeto, un sistema analogo, aveva retto per anni il Coni, poi purtroppo le cose sono cambiate ed anche per il Coni vi è stato un intervento politico che ha riequilibrato le cose. Credo che la stessa cosa dovrà avvenire per l’ippica, l’ippica da sola non ha e non troverà mai la forza di poterne uscire da sola.
Da parte nostra noi allevatori abbiamo elaborato una serie di idee che vorremmo confrontare con tutti.

Ci auguriamo che quanto prima si possa formare un tavolo tecnico presso l’Unire per discutere di programmazione, tenendo conto dello stato delle cose e non fantasticando su ipotesi irreali che sono unicamente finalizzate a sollevare polveroni e ricerca di consenso a buon mercato.
* Presidente Anact (Associazione nazionale allevatori cavallo trottatore)

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