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Soluzioni alla crisi dell’ippica

Il recente incontro del Ministro dell'Agricoltura, Paolo De Castro, e del Commissario straordinario dell'unire, Guido Melzi d'Eril, ci ha fatto capire che, per il 2007, saranno tempi duri per l'ippica. Dalle dichiarazioni del Commissario Melzi, tenacemente sostenuto dal Ministro, sul quotidiano ippico Lo Sportsman, ci preoccupa anche l'ipotesi ventilata di uno stravolgimento del sistema di trasmissione delle corse in televisione, per alcuni ippodromi in via diretta e per molti altri in differita.
Non si comprende bene il motivo di tale dualismo quando, al giorno d'oggi, la miglior cosa funzionante era la trasmissione in diretta e in contemporanea di tutte le corse in programma sui due canali dell'Unire.
È questo un progetto strategico da molto tempo in mente alle maggiori Società di corse, le quali presentano le maggiori passività. Si ha l'idea che si vogliano togliere dal circuito gli ippodromi che sono attivi, per tentare di sostenere quelli fortemente passivi. Noi ci permettiamo di pensare invece che una delle misure più urgenti sia quella di tagliare molte giornate di corse ordinarie, diminuendo così il fortissimo onere per il compenso del segnale televisivo e delle spese di trasferta per i funzionari delle giurie, oltre al risparmio per le Società di corse delle spese necessarie all'allestimento dello spettacolo.
Con trecento giornate di corse in meno, si risparmierebbero almeno quindicimila euro a giornata, pari a 4.500.000 euro complessivi. Tale riduzione di giornate di corse, per non gravare sul montepremi, potrebbe derivare anche, in parte, portando il numero delle corse a giornata, nel galoppo, da sette gare ad otto gare, e, nel trotto, da otto gare a nove, per giornata di corse. A coprire i minori introiti giornalieri per le Società di corse, dovrebbe divenire definitivo ed essere attuato, per tutte le giornate dell'anno, il sistema delle scommesse «simulcasting» allargato a tutti gli ippodromi. Non si capisce perché gli impianti tecnologicamente aggiornati, che effettuano regolarmente il simulcasting in tutte le giornate di corse e che hanno vasti parcheggi e servizio di ristorazione, non possano operare per l'intero anno, come si è da tempo richiesto e come avviene in tutto il mondo. L'effettuazione di tale tipo di gioco, oltre a ristorare le casse delle Società di corse, apporterebbe nuove entrate necessarie a tutta l'ippica.
Si tratterebbe, in definitiva, di dare funzione, come agenzia ippica, anche agli ippodromi. Ed il gioco al simulcasting che, nel 2005, è stato pari a euro 5.797.445, potrebbe arrivare persino a triplicarsi nei quaranta ippodromi di trotto e galoppo, attualmente attivi in Italia. Tra l'altro, molti ippodromi operanti sono già collegati con agenzie ippiche cittadine, che lavorano in proprio negli ippodromi, corrispondendo compensi concordati con gli stessi. Accordi intelligenti sono quindi possibili.
Altra opportunità da valutare potrebbe essere quella di fissare una più confacente quota di compenso per il gioco che viene effettuato sul campo: dal 20% sul totale delle scommesse, come ora avviene, abbassandolo al 10% o 15%. Non si capisce perché la percentuale sui proventi delle scommesse, fuori campo, siano dello 0,70% sulle corse differenziate, mentre l'1,50% sulle corse ordinarie e ben il 20% sulle scommesse effettuate sul campo anche per il simulcasting, come ora avviene.
Ma la decisione su tali progetti non può essere presa da una sola persona che, nel recente passato, ha avuto interessi diretti, di vario tipo, con le Società di corse, come ventilato dalla stampa.

Il passato ci ha insegnato che la presenza di due sub-commissari è il minimo indispensabile.

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