nostro inviato
ad Appiano Gentile
Ci sarà lAtalanta e non i suoi tifosi. Anche se, accanto alla curva vuota, siederanno 5000 bambini presi dalle scuole calcio delle due squadre. Ci sarà lInter e non Adriano. Rispunterà la faccia di Materazzi, magari in panchina se non in tribuna. Tornerà il campionato, quasi ce neravamo dimenticati per ricacciare indietro le scene di una domenica maledetta domenica. Sabato di serie A, ma lInter è ancora ferma ad Adriano e alle adrianate. Undici mesi fa, proprio contro lAtalanta a San Siro, il brasiliano ricominciò con un gol il faticoso cammino verso una resurrezione mai trovata. Oggi il pepe arriva da altri fatti e chiacchiere. Ronaldo lo ha difeso facendo intendere: Mancini è uno dei suoi nemici. Invece lui, che sarebbe lamico, non ha perso occasione per la passione comune: insieme tra donne e feste, in un albergo milanese nemmeno distante dalla Stazione centrale, un mesetto fa o poco più.
Solite storie viste e riviste. Solo che stavolta Mancini mette a punto la lista di amici e nemici e spiega: «Non sono assolutamente nemico di Adriano, anzi gli voglio bene come fosse mio fratello. Ci sono volte nelle quali le persone in difficoltà non capiscono quali sono i veri amici. In questo caso, forse, i vari Ronaldo dovrebbero esser daiuto ad un ragazzo come Adriano. Anziché parlare di cose delle quali non sono al corrente. Non sono quelli gli amici veri. Gli amici veri sono quelli che ti danno contro e ti fanno capire che stai sbagliando, non chi ti dà sempre ragione e dice che la colpa è degli altri».
Impossibile fraintendere. Mancini è stato diretto, essenziale, concreto. È tornato a parlare di un caso per il quale, già un mese fa, aveva intravisto lunica terapia possibile: mandarlo a curarsi in qualche clinica. Lo aveva detto ad amici e uomini della società. Alla fine lo ha capito anche linteressato. Ieri non ha raccontato cosa si siano detti con Adriano prima della partenza, ma ha fatto intendere intenzioni e tempi («Noi lo aspettiamo tra un mese o due»), non così brevi come prospettato nei giorni scorsi: «Adriano sa benissimo che, oltre alla famiglia, oltre alla madre, allInter ci sono persone che gli vogliono bene. Lui sa cosa deve fare, non è il problema di giocare una o tre partite in più. Adriano sa quello che serve, dipende tutto da lui. Lo aspettiamo. Quando sarà, sarà. E tornerà solo se farà un bel lavoro in Brasile. Su altre cose non esiste problema».
Escluso che il brasiliano stia tentando una via per rescindere il contratto e andare al Milan, Mancini ha scherzato sullipotesi Diarra. «Non ho mai detto niente al riguardo. Ne hanno parlato i giornalisti? E allora ne parlino loro». Ora lobbiettivo è recuperare Vieira, ha soggiunto senza dimenticare il solito appunto avvelenato ai lumaconi (leggi staff medico) di casa. «Nonostante tanti tentativi di mandarlo indietro, stiamo cercando di portarlo avanti».
Intanto torna lInter, prima in classifica, torna Materazzi almeno nei convocati. «Con lui e Stankovic decideremo cosa fare: panchina o tribuna». Matrix non mette piede sul campo dal campionato scorso, primo sprazzo di luce per una squadra sempre in emergenza-infortuni. Ci sarà Chivu, probabilmente Ibrahimovic («Decideremo insieme»). Conclusione: «Sarà una partita dura, perché lAtalanta a San Siro ha sempre creato difficoltà». Più difficile del vedere Capello sulla panchina inglese. Il calcio inglese piace anche a Mancini che, per ora, si limita alle battute. «Mai dire mai. Per gentilezza si dice sempre così», facendo capire che non è un pensiero immediato. Stupito dagli inglesi: «Credevo fosse una delle nazionali, insieme allItalia, favorite per la finale».
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