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Sorpresa rossa, Schumacher è in pole

La stampa brasiliana riporta le parole dell’ex iridato Piquet: «Rubens ha già firmato con la Bar per la prossima stagione»

Benny Casadei Lucchi

da Budapest
In rapida sequenza, sulle colline dell’Hungaroring hanno tutti sgranato gli occhi. E non per il passaggio di eserciti di fotomodelle che pur ci sono: più semplicemente, gli occhi sono diventati grandi perché il signor Michael Schumacher, quel nonno di Schumacher, aveva appena strapazzato i rivali, il paddock, i tifosi di Raikkonen, quelli di Alonso, e in un certo senso anche le aspettative del suo stesso box («Avevo dimenticato che sapore ha la pole», dirà monsieur Jean Todt).
Schumi ha infatti centrato la pole position con quasi un secondo (9 decimi) su Montoya e la McLaren. Più distanti Trulli e Raikkonen. Addirittura a un secondo e due Alonso, il leader del mondiale con la Renault. Barrichello è settimo, però soddisfatto in quanto zeppo di benzina. Strategia diversa, la sua, ma strategia (pare) obbligata per tutti: tre soste. Ci sarà chi ha caricato più prima e chi più dopo. Ma restano sempre tre. Come a dire che dietro il super tempo del tedesco non si nasconde il serbatoio vuoto sospettato da molti. «Di certo ho meno benzina delle Mclaren», ammetterà più tardi il tedesco, «ma non molta meno rispetto a loro. Perché il grande merito di questa Ferrari di nuovo competitiva va alle gomme nuove che abbiamo portato qui, perché non si dà un secondo solo svuotando il serbatoio».
E poi basta guardarlo in faccia per comprendere e temere che questo campione onnivoro - a meno che qualcuno non lo prenda di peso - mai si ritirerà. Con la pole in tasca è parso subito dieci anni più giovane di Montoya e Trulli al suo fianco. «Adesso non chiedetemi che cosa è successo, perché non lo so. Ho capito soltanto che finalmente, dopo tante umiliazioni, dopo mesi in cui abbiamo sempre lavorato come pazzi senza mai portare a casa nulla, finalmente abbiamo trovato le soluzioni giuste. Adesso non so dirvi se sia frutto di una combinazione di fattori favorevoli come il circuito che si adatta, il caldo, o altro ancora, ma sento proprio che la Ferrari è alla svolta. Non ci resta che la corsa per capire come stanno le cose. Ma sono e siamo ottimisti. Perché le gomme sono veloci sul giro e anche nelle prove di durata. Diciamo che sono tanto stupito della nostra prestazione quanto lo ero stato nei mesi scorsi quando ho scoperto che eravamo diventati lenti. Per cui aspettiamo la gara, ma non c’è alcun motivo per non pensare di poter vincere il Gran premio. Da tempo non eravamo così contenti... Sì, sento che la Ferrari è finalmente tornata».
Una volta richiuse le palpebre, tutti coloro che all’Hungaroring avevano lungamente sgranato gli occhi, hanno subito iniziato a far di conto: da tabelline e risultati è emerso che mai quest’anno la Ferrari aveva centrato una pole (l’ultima di Schumi risale al Gp del Giappone 2004, in ottobre), ma soprattutto, nessuno, né gli Alonso, né i Raikkonen, aveva mai dato un simile distacco al secondo in griglia. Al massimo, e solo per un paio di volte, sei decimi. Per il resto, tutti miglior tempi giocati sul filo del paio di decimi. Per kaiser Schumi si tratta della pole numero 64 in carriera: «Riassaporare la leadership del sabato mi dà grande piacere, però adesso non iniziate a fare paragoni con Senna e il suo record di 65.

Lo sapete: i primati sono una piacevole conseguenza delle vittorie, perché a me solo quelle interessano».

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