Edilizia, dopo anni di crescita, spunta a Roma per la prima volta il segno meno. Fra ottobre 2008 e aprile 2009 le imprese attive nelle costruzioni a Roma e provincia sono diminuite del 3,5 per cento rispetto a 12 mesi prima. Oltre 4.500 lavoratori in meno in soli 7 mesi, con una diminuzione secca del 4,5 per cento di posti-lavoro. E in futuro le cose potrebbero andare anche peggio.
A dare lallarme è stato ieri il presidente dellAcer, Eugenio Batelli, durante lassemblea annuale dei costruttori romani, allAuditorium Parco della Musica. A preoccupare le imprese sono soprattutto le grandi opere. Allorizzonte di nuovo si vede poco o nulla. I grandi cantieri del passato si vanno via via esaurendo senza essere sostituiti. «Nei primi 5 mesi del 2009 - rimarca Batelli - il numero di appalti pubblici si è contratto del 52 per cento rispetto a un anno fa. Una cifra in netta controtendenza rispetto alla media nazionale che ha fatto registrare, nei primi 3 mesi del 2009, un calo solo del 4,3 per cento». Nel caso della nostra regione, la diminuzione di appalti pubblici dipende dalle «scarse risorse che le amministrazioni possono investire nelle opere pubbliche».
«Per uscire dallemergenza occorre innanzitutto aprire, entro 3-4 mesi - dice Batelli - il maggior numero di cantieri, utilizzando il miliardo di euro che per il 2009 è stato reso disponibile da parte di Comune, Provincia e Regione. Tali risorse attiverebbero occupazione per 15mila lavoratori delle costruzioni e 6mila dellindotto. Bisogna però snellire le procedure di gara. Oggi per realizzare semplici opere pubbliche servono 30 mesi, per opere più complesse si superano i 4 anni. Sono tempi che non si possono più sostenere».
Il problema delle lungaggini è legato alla difficoltà di avvio dei nuovi programmi urbanistici: piani di zona, piani di recupero urbano, compensazioni. Sui piani di zona le difficoltà sono legate agli espropri, sui secondi manca uno schema di convenzione per la disciplina delle opere a scomputo. LAcer calcola che solo le compensazioni consentirebbero ledificazione di 1.500 alloggi e la realizzazione (a totale carico dei privati) di opere pubbliche in periferia del valore di 200 milioni. Inevitabile il richiamo anche al Piano casa nazionale, che secondo le stime del governo dovrebbe attivare nel Lazio investimenti per 8 miliardi di euro nei prossimi 3 anni. Ma Batelli chiede alla Regione Lazio di rendere «più incentivante» il Piano Casa regionale in elaborazione, perché il 30 per cento di premialità è insufficiente. Occorre, in altre parole, incoraggiare maggiori investimenti nelle ristrutturazioni. E i programmi di recupero urbano possono avere un forte impulso proprio dagli incentivi del Piano casa regionale.
Infine Batelli esprime la forte preoccupazione dei costruttori sulla proposta del ministero dei Beni culturali di porre nuovi vincoli sul territorio. «Roma con il 67 per cento di territorio assoggettato a vincoli ambientali - dice - è già la città più verde dItalia. Troppe competenze si accavallano». Il sindaco, presente allAuditorium, ha però già fatto sapere di aver approvato la delibera sulla convenzione tipo, legata alle opere a scomputo. La settimana prossima, poi, sarà la volta della delibera quadro per i bandi relativi al Piano casa. Poi il primo cittadino interviene sul fronte dei vincoli, auspicando che il Ministro Sandro Bondi risolva limpasse.
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