Roma - Sono quasi trent’anni che Adili Wuxiuer cammina e danza sospeso su una fune. Adili è il "re del cielo", il più grande funambolo che il mondo conosca. Viene dalla lontana Cina, da Kashkar, dove a solo otto anni si è lasciato stregare dalla magia di camminare sul vento, guardando il mondo dall’alto. Per lui concedersi al cielo è stato un moto naturale, perché l’arte cinese del Dawaz, il funambolismo a grandi altezze, è un’antica tradizione della sua famiglia da quasi cinque secoli.
A Roma Adili ha da poco annunciato il suo progetto più ambizioso: a settembre attraverserà su un filo lo Stretto di Messina. L’impresa, che darà vita al film documentario Dawaz: la fune sul mare diretto da Domenico Distilo, sarà per l’acrobata cinese la sfida più difficile della sua vita. "Un funambolo deve avere coraggio - spiega Adili -. Il suo equilibrio fisico deve corrispondere a quello psicologico". E di coraggio il re del cielo ne ha da vendere, per questo ha accettato di attraversare su una fune tesa tra due pali dell’Enel lo Stretto di Messina, 3.650 metri di percorso su 218 metri di altezza. "Sarebbe un record assoluto. Fino a ora è la sfida più grande della mia vita in termini di lunghezza di percorso. Avevo sentito parlare della Sicilia, ma non conoscevo lo Stretto di Messina: quando ho visto la cartina geografica mi è sembrato uno spazio piccolissimo. Poi in questi giorni sono andato in Sicilia per il sopralluogo e mi sono reso conto che lo Stretto è enorme. Lì c’è un paesaggio bellissimo, e il panorama conta molto per un funambolo". Cinque anni fa, a Pechino, Adili ha impiegato venticinque giorni per attraversare su una fune il lago di Jinhai, ogni giorno camminava ben otto ore e si esibiva quotidianamente in straordinari spettacoli acrobatici. Sospeso in aria il tempo gli scorre velocemente, perché per lui la fune è una vera e propria casa, un posto dove si può mangiare e dormire comodamente: "Non so ancora quanti giorni mi ci vorranno per attraversare lo Stretto di Messina - spiega come se la durata della missione fosse irrilevante -. Vivo quest’arte, che in Cina si pratica da più di duemila anni, in modo naturale. Quando sono sulla fune mi sento come un’aquila nel cielo, è una situazione di benessere straordinaria perché quando sei lì nessuno può disturbarti". Nel Dawaz il funambolo è davvero solo, ha con sé soltanto un bilanciere di dodici piedi, e non ha nessuna imbracatura di sicurezza che possa salvargli la vita di fronte a un’eventuale caduta. Dunque, di rischi ce ne sono, e questi devono essere calcolati prima della sfida, con la massima precisione. "Una volta ho camminato su una fune tra due montagne per 1399 metri: quel giorno pioveva molto, e non vedevo bene il percorso. È stato il momento più difficile della mia vita. Per la traversata dello Stretto di Messina una grande difficoltà da affrontare potrebbe essere il vento - spiega il funambolo, che a problema pone rimedio - per questo quando tornerò in Cina dovrò fare molto esercizio su come domare le correnti d’aria. Mi allenerò in una regione dove c’è sempre il vento".
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