Speriamo che Scajola continui a dimostrarsi un politico saggio

Caro Granzotto, sono confuso: la storia (purtroppo) si ripete? Scajola è sulla strada per imitare Fini? Se è così, siamo ridotti proprio male.
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È presto per dire che le cose finiranno come lei teme, caro Giacomoni, anche se il varo da parte di Claudio Scajola di una fondazione - diventate il veicolo privilegiato per mettersi in proprio o comunque per smarcarsi - non è confortante. Scajola è un politico intelligente e capace che ha dato molto al partito e molto ne ha ricevuto, consentendogli un cursus honorum di tutto rispetto e coronato da ben tre incarichi di governo. Cursus interrotto per via delle solite quattro mura sulle quali gravava il sospetto, da parte della Procura di Perugia, d’esser state in parte pagate, a l’insaputa dell’interessato, dall’imprenditore Diego Anemone. «Un ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri», affermò Scajola motivando le sue dimissioni da ministro. Aggiungendo: «Sono convinto di essere estraneo alla vicenda e la mia estraneità sarà dimostrata. Ma è altrettanto certo che, siccome considero la politica un’arte nobile, con la “P” maiuscola, per esercitarla bisogna avere le carte in regole e non avere sospetti». Bellissime parole, nobile impegno. Che non vorremmo venisse tradito da manovre di classica politica politicante, la quale è antitesi alla politica nobile e con la maiuscola. Dopo il suo incontro con Berlusconi Scajola ha detto, fra le altre cose, che il Pdl avrebbe dovuto essere «il partito della gente, della nostra gente», ma che «troppo spesso non lo è». A me non pare sia così, ma non importa: visto che gli sta a cuore la «nostra gente» le presti allora orecchio. E sappia che quella «gente» non ignora che a un politico nato s’addice più che mai la massima di Giulio Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha. Sappia che quella «gente» immagina, senza fatica, il tormento d'esser al margine delle stanze dei bottoni, specie se si può contare su un “feudo” elettorale, la Liguria, e su una sessantina di parlamentari che invece di rispondere ai propri elettori rispondono - credere, obbedire e combattere - solo a lui. Ciò acclarato, nella personale reconquista proceda tuttavia avendo sempre presente la politica nobile con la maiuscola e cioè l’interesse collettivo. Che non è certo quello di sfasciare tutto dando così ragione a Bocchino, faccenda che alla «nostra gente» fa venire il voltastomaco. Tanto per parlar chiaro.
Io sono convinto, caro Giacomoni, che un politico serio e responsabile come Claudio Scajola non arriverà a tanto e certe cose le scrivo più che altro per scaramanzia. Ma un fatto è certo: noi «gente» abbiamo raggiunto il limite della sopportazione per questo continuo brigare - e remare contro - di esponenti di rango di quella che fu Forza Italia e oggi è il Popolo della Libertà. Il pluralismo di idee e di intenti è una magnifica cosa. Ma da tenere sotto stretto controllo in corso d’opera, ovvero quando il governo è al lavoro per rispettare il patto stretto con l’elettorato.

A fine mandato ognuno faccia poi quello che vuole, si distingua, si scinda, si raffazzoni un partitino, si arrocchi nel “feudo”. Per poi sottoporsi al giudizio degli elettori. Unico modo, non ce n’è altri, per praticare la politica nobile. E con la maiuscola.
Paolo Granzotto

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