Roma

Spesa proletaria, 105 gli indagati

Inchiesta chiusa sui blitz di D’Erme & Co. del novembre scorso. I reati contestati sono rapina e lesioni

Spesa proletaria, 105 gli indagati

Stefania Scarpa

Centocinque iscritti nel registro degli indagati per la «spesa proletaria» a Roma del 6 novembre scorso. L’accusa? Rapina aggravata e lesioni. Reati di cui si sarebbero macchiati, fra gli altri, il consigliere comunale d’estrema sinistra, Nunzio D’Erme e Guido Lutrario di Action, a capo del «commando» che allora, nella giornata contro il precariato, fece «irruzione» prima nell’ipermercato Panorama di Pietralata, quindi alla libreria Feltrinelli di largo Argentina pretendendo, carrelli pieni alle casse, di pagare un «prezzo politico». Insomma, ieri mattina, i pm Salvatore Vitello e Maria Cristina Palaia della Procura di piazzale Clodio hanno depositato gli atti di fine inchiesta, preludio di una prossima richiesta di rinvio a giudizio.
L’11 maggio scorso il tribunale del Riesame, in parziale accoglimento della richiesta dei due pm, aveva disposto gli arresti domiciliari per D’Erme e altri quattro «disobbedienti»: Luca Blasi, Francesco Brancaccio, Paolo Do e Giovanna Cavallo. Il provvedimento faceva riferimento all’appello di Vitello e Palaia dopo il non accoglimento da parte del Giudice per le indagini preliminari dell’emissione di 13 misure cautelari degli arresti domiciliari e di 45 obblighi di firma. Mentre nei confronti di altri 13 esponenti del movimento il Riesame aveva disposto l’obbligo di firma, tutti i giorni, anche i festivi, tra le 12 e le 13. Per altri 22, invece, l’appello era stato rigettato. Tutte misure, comunque, che non sono state immediatamente applicate, in quanto gli allora indagati, oggi imputati, avevano presentato appello in Cassazione. I fatti risalgono al 6 novembre scorso, quando, in segno di protesta contro il caro-vita, un gruppo di disobbedienti effettuò un blitz nell'ipermercato Panorama, nei pressi di via Monti Tiburtini. Riempirono carrelli con ogni genere di merce e si presentarono alle casse pretendendo di pagare un «prezzo politico». Nel pomeriggio un altro gruppo si rese protagonista di un'altra azione dimostrativa nella libreria Feltrinelli del centro storico, portando via libri e altro materiale. I partecipanti alle due azioni furono individuati grazie alle registrazioni di alcune videocamere a circuito chiuso del supermercato e della libreria.
«Dietro il paravento della spesa proletaria - dice il capogruppo di Alleanza nazionale in Campidoglio, Sergio Marchi - si nascondeva una vera e propria rapina aggravata. E alla luce di quanto stabilito ora dal pubblico ministero, invitiamo il sindaco Veltroni a prendere le distanze da un’ultra sinistra così facinorosa e arrogante che spesso e volentieri si rende protagonista di azioni criminali che non possono essere giustificate in nessuna maniera, neanche in nome di un giustizia alla Robin Hood, smentita tra l’altro da una distorta interpretazione che contrasta con ogni principio democratico». D’altro avviso lo stesso D’Erme: «Forse a qualcuno dà fastidio la presenza dei movimenti all’interno delle istituzioni. Si vuole tornare a criminalizzare quello che è il conflitto sociale. La nostra è una nuova generazione politica che tende a rappresentare i nuovi bisogni sociali delle persone.

Con queste operazioni giudiziarie, invece, si tenta di mandarle fuori dal dibattito politico, di criminalizzarle, pensando solo a spedire la gente in galera».

Commenti