Alternativi ma conservatori. Boom dei rockettari mormoni

Anche nel nuovo cd la rampante band americana non accetta compromessi: volume alto e testi pieni di riferimenti bibblici. Il contrario di quanto va di moda

La band americana The Killers
La band americana The Killers

Sono i veri animali strani dell'alternative rock, i Killers. Oltre sei milioni di dischi venduti e un piglio stilistico indefinibile: sono americani (di Las Vegas) ma musicalmente guardano all'Inghilterra anni 80. Persino il loro nome è equivoco. Agli appassionati rock la parola Killers evoca scenari metallari (è il titolo di uno storico disco degli Iron Maiden), ma Brandon Flowers e compagnia si sono ispirati a un video dei New Order, quello della canzone Kristal, in cui appariva una immaginaria band di nome, appunto, Killers.
Ieri è uscito il loro quarto disco, Battle Born, anticipato nello scorso luglio dal singolo Runaways. Più avanti vedremo un clip firmato dal regista apocalittico Werner Herzog. Probabile che il disco non piaccia alla critica: una delle qualità del gruppo di Flowers (cantante, tastierista e autore principale), Dave Keuning (chitarra), Mark Stoermer (basso) e Ronnie Vannucci Jr (batteria) è quella di irritare i recensori: quando nel 2008 la canzone Human divenne una hit mondiale e un emblema della mania per il sound anni '80, molti si chiesero che accidenti volesse dire il ritornello: «Are we human/ or are we dancer?». Ci volle un comunicato stampa per spiegare che si trattava di un incitamento ad essere umani e non macchine.
E ancora c'è chi si interroga a proposito del significato di un verso della canzone All this things I've done, che fa: «I've got a soul/ but I'm not a soldier» (ho un'anima ma non sono un soldato). Tanto che alla fine il comico usa Bill Bailey se ne è uscito con un parodia che è anche un gioco di parole: «I've got ham/ but I'm not a hamster» (ho il prosciutto/ ma non sono un criceto).
Disimpegnati? Nient'affatto. I testi di Flowers mostrano spesso una vena religiosa, con riferimenti biblici. Nella canzone Welcome to fabolous Las Vegas Flowers evoca: «Discepoli ti mettono in mano cataloghi di concubine/ mentre cadi per strada urlando “Osanna”».
Ed ecco che viene fuori la domanda opposta: i Killers sono una band cristiana? A quanto pare no. Anzi, sono stati attaccati negli Usa dai soliti movimenti religiosi a causa del nome, e della presenza (oltre che di una donna nuda) di una capra presunta infernale, sulla copertina del disco Sam's Town, del 2006. Loro stessi si tengono a distanza dall'equivoca onda del rock cristiano Usa.
Al centro di queste contraddizioni c'è la figura insolita di Brandon Flowers. Il trentunenne frontman del gruppo non risponde alle leggi della rockstar pessimista e di sinistra.
Su di lui l'amico cantautore Rufus Wainwright ha scritto la canzone Tulsa, e ha dichiarato: «Non ho mai incontrato nessuno che potrebbe essere venuto fuori da uno stampino di Marlon Brando come lui. Ha questa figura così cupa, volubile, impaziente. Aspira tutta l'energia che c'è in una stanza».
Ma se Flowers è un Marlon Brando, è comunque un Marlon Brando sui generis. Mormone figlio di mormoni, prega quotidianamente, e appartiene alla Church of Jesus Christ of Latter-day Saints, la stessa chiesa del candidato repubblicano alle presidenziali Usa, Mitt Romney, che infatti qualche settimana fa lo ha invitato a pranzo. Ma l'eventuale endorsement «ufficiale» non c'è stato. Flowers, che si è dichiarato contentissimo dell'eventuale insediamento di un mormone alla Casa Bianca, e ha comunque ricordato che l'ultimo candidato mormone «fu Joseph Smith: è stato ammazzato», non seguirà le orme di Clint Eastwood, recentissimo e discusso testimonial di Romney. A chi chiedeva se le sue posizioni sul matrimonio gay, o sul valore della famiglia fossero più vicine a Romney o a Obama, Flowers ha risposto: «Non posso dirlo. Sono in una pop band. Non credo sia il giusto pulpito dal quale fare prediche». Insomma, l'appartenenza allo star-system del pop implica delle reticenze. Ma i fatti parlano da soli. Flowers è sposato dal 2005 con Tana Brooke Mundkowsky, e ha continuato l'allegra tradizione dei mormoni, mettere al mondo una caterva di figli: fino ad ora sono tre, Hammon, Gunnar e Henri. Sul suo rapporto con la moglie è arrivato ad ammettere che l'importanza della famiglia, per lui ha sorpassato quella della musica.

Il tutto proviene da tradizione di casa: «I miei sono stati sposati per 44 anni (la madre di Flower è morta nel 2006), e c'è sempre stata felicità nella mia casa. Ed è quello che voglio anche per la mia famiglia». E a chiudere tutto c'è il fatto che continua ad abitare a Las Vegas. Anche perché, ha commentato bontà sua: «Qui ci sono un sacco di buoni mormoni».

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