Angoscia, ansia e desiderio nella vita di un prete gay

Tiberia de Matteis

Entrare nei meandri di una coscienza in crisi suscita la sensazione di profanare un'anima, afferrandone immeritatamente il segreto più recondito. È l'emozione che si prova assistendo all'adattamento scenico del romanzo La confessione. Un prete gay racconta la sua storia, del giornalista e vaticanista Marco Politi che viene rappresentato all'Off/Off Theatre di Roma da Alfredo Traversa. Dall'ingresso in seminario a dodici anni, alle prime scoperte dell'attrazione erotica, al tormento per una diversità colpevole fino all'angoscia devastante del peccato consumato da cui nessuna confessione può emendare per sempre, il desiderio omosessuale contrasta e nega una vocazione sincera, destando un conflitto intimo lacerante, che costringe a un'esistenza scissa, vissuta attraverso il martirio incessante di pulsioni e atti imperdonabili.

Rinunciare all'abito o all'esperienza del vizio è un bivio che non presenta nessuna condizione davvero salvifica e le condanne dei libri sacri, della Chiesa e del mondo intero alimentano una sofferenza privata che si trasforma in un baratro risucchiante.

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