C'è chi crede ancora alla favola del comunismo nobile ideale

Nonostante milioni di morti, per la sinistra resta "migliore" del nazismo, perché mosso dal fine dell'uguaglianza

C'è chi crede ancora alla favola del comunismo nobile ideale

Dopo Il mito del mondo nuovo di Eric Voegelin e L'oppio degli intellettuali di Raymond Aron, arriva la rubrica L'amaca di Michele Serra su Repubblica di ieri a spiegare le differenze tra comunismo e nazismo. Voegelin non aveva capito niente, e come lui Aron, Karl Popper, Friedrich von Hayek, Augusto Del Noce e molti altri. Ancora oggi c'è gente che si affatica a studiare e scrivere lunghi tomi quando sarebbe sufficiente leggere le venti righe di Serra. I totalitarismi non si possono mettere sullo stesso piano, assicura l'editorialista. Il comunismo agiva in nome del Bene. Il nazismo in nome del Male. Chi crede in un'utopia egualitaria «è, in molti casi, una persona generosa». Chi è affascinato «da un progetto di sterminio, in genere è una persona ripugnante». Naturalmente decide L'amaca di Serra cosa sia il Bene: «imporre l'uguaglianza tra tutti gli uomini e l'internazionalismo». Quindi, se preferite la libertà e la ritenete incompatibile con l'uguaglianza, siete peccatori. Convertitevi al verbo di Serra. Lasciatevi «imporre» un po' di sano egualitarismo. Don Michele afferma che i comunisti assomigliano «con i dovuti distinguo» (ci mancherebbe) «agli inquisitori di tutte le Chiese». Eh sì, insomma, nel nome del Bene si possono fare cose terribili, anzi la violenza nel nome del Bene è «doppiamente ingiustificabile» perché «ha finito per rendere insopportabile un fine nobile e magnifico (gli uomini sono tutti uguali)». Conclusione: «Lo sperpero di quel fine nobile è, a conti fatti, la colpa più imperdonabile del comunismo». A conti fatti, la colpa più imperdonabile del comunismo è aver ucciso milioni di uomini e donne. A conti fatti, non si possono neppure fare i conti, vista l'immane carneficina in quasi tutti gli angoli del pianeta. Ma siamo comunque nell'ordine delle decine di milioni di morti (20 solo nell'Urss).

L'amaca di ieri, oltre a dare una definizione di socialismo alquanto riduttiva, riflette alcune convinzioni della sinistra colta (figuriamoci quella incolta) che fanno strame di almeno ottant'anni di ricerca. Eric Voegelin già alla fine degli anni Trenta aveva pubblicato un libro, Delle religioni politiche, che metteva in luce le affinità profonde tra nazismo e comunismo. Le catalogava appunto come religioni politiche, figlie dello stesso gnosticismo, fondate sulla convinzione che il mondo fosse da raddrizzare grazie alle visioni di un leader profetico. L'obiettivo era creare il paradiso in terra. Purtroppo aveva ragione. Il nazismo pensò di realizzarlo con lo sterminio di una razza «impura». Il comunismo con lo sterminio di una classe sociale «egoista». Von Hayek e Popper prendevano la questione da un altro punto di vista: nazionalsocialismo e comunismo erano nati da dottrine collettivistiche che implicavano l'uso della forza da parte dello Stato. Sul fatto che gli intellettuali (spesso sedicenti) vogliano ingannarsi sulla vera natura del socialismo, Aron ha detto la sua negli anni Cinquanta: essi soffrono di idolatria e credono di poter giustificare o relativizzare il crimine in nome di un'ideologia «superiore» perché giusta. In realtà, il comunismo nasce criminale: la rivoluzione è la premessa della tirannia e il contrario della democrazia.

In effetti non si può fare torto alla sinistra di ignorare il pensiero liberale, conservatore e reazionario. Gli editori hanno provveduto a tenerlo ben celato agli occhi dei lettori. La società aperta e i suoi nemici di Karl Popper è stato pubblicato in Italia con trent'anni di ritardo rispetto all'edizione originale (1945). Prima che si facesse avanti Armando editore, Dario Antiseri, il più importante filosofo cattolico e liberale, ha collezionato otto anni di rifiuti.

Solo in Italia si può essere considerati colti senza avere letto il meglio della cultura non schierata a sinistra. Basta andare nelle librerie di Chiasso per capire il conformismo che ha reso irrilevante la cultura italiana.

Fingere che la destra ancora oggi coincida con il fascismo e il post fascismo è facile. Demonizzare è comodo. Confrontarsi con opinioni diverse potrebbe riservare «sorprese» sgradevoli. Ad esempio, che il comunismo era una pessima idea.

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