Cultura e Spettacoli

Il carnefice sensibile alla vista del sangue

Luigi Iannone

Günther Anders aveva ben chiara la connessione tra l'umano e il mostruoso. Quanto sia normale che, di sera, un buon padre di famiglia possa essere premuroso verso i figli e durante il giorno si trasformi in uno spietato addetto al campo di sterminio. Eppure, continuiamo ad eludere questo assunto, rafforzando la convinzione che una mostruosità come l'Olocausto sia opera di marziani; tragedia ideata e compiuta da creature orribili e non da essere umani.

Ecco perché è inconcepibile il frastuono dei quotidiani internazionali che stanno presentando con titoli roboanti i diari di Heinrich Himmler. Scritti che, sequestrati dai militari dell'Armata Rossa negli ultimi giorni di guerra, tornano alla luce dopo essere stati custoditi per una settantina d'anni nell'Archivio militare di Podolsk, cittadina a pochi chilometri da Mosca. Il tabloid tedesco Bild ne sta pubblicando a puntate degli estratti che coprono gli anni 1938, 1943 e 1944 in un profluvio di date, numeri, incontri, orari, telefonate, uccisioni di massa, amoreggiamenti, viaggi, fucilazioni. Una miscela di ordinaria quotidianità e di orrore velata dalla rigida contabilità da burocrate del Reich. Damien Imoehl, il giornalista della Bild che ha scovato i diari, si è detto impressionato dal fatto che il capo delle SS fosse allo stesso tempo capace di intenerirsi a telefono alle 12,50 del 3 gennaio 1943 con la moglie e, pochi minuti dopo, annotare l'ordine per l'uccisione di un gruppo di polacchi. Ma sono proprio i dettagli a darci il senso di una tragica ordinarietà. Il burocrate che pianificò ed attuò lo sterminio, era, per esempio, «sensibile» alla vista del sangue. In un estratto dell'agosto del 1942, Himmler racconta i dettagli di una fucilazione di massa vicino Minsk, nell'attuale Bielorussia, e confessa di essere quasi svenuto quando schizzi di sangue sporcarono il suo cappotto. Estratti che, nonostante i titoli dei giornali, non assumono perciò alcuna originalità né dal punto di vista storico né sotto il profilo della umana psicologia.

Siamo di fronte ad un burocrate che compie disciplinatamente il suo lavoro di carnefice, e che quando visita il campo di concentramento di Buchenwald fa spuntino nel bar delle SS, e subito dopo «guarda le stelle» come un innamoratino di Peynet, con la sua segreteria-amante Edvige Pottgast.

Un male terrificante ma tutto umano.

Commenti