Castellitto: "Chinnici, uomo e magistrato che non aveva voglia di diventare eroe"

L'attore nei panni del padre del pool antimafia assassinato nel 1983

Castellitto: "Chinnici, uomo e magistrato che non aveva voglia di diventare eroe"

Un uomo. Un marito, un padre. E un magistrato. Definirlo anche «eroe» sarebbe, per Sergio Castellitto, quasi superfluo: «Rocco Chinnici non aveva alcuna voglia di diventare eroe considera l'attore, che in Rocco Chinnici (film tv in onda stasera su Raiuno) interpreta il padre del pool antimafia, assassinato a Palermo nel 1983 - lui cercò solo di essere un uomo normale. E fu proprio questo a trasformarlo in un'icona».

Ma com'è fatto un uomo che diventa eroe?

«Come tutti gli altri uomini. Sveglia alle 4, il caffè alla moglie, alle 8 in ufficio. Nonostante i gravosissimi impegni, trovava perfino il tempo di fare il rappresentate scolastico per i figli. E non mancò mai un consiglio di classe. Ecco: soprattutto in questo sta la grandezza del personaggio. Fu un grande padre. L'atto d'amore più alto di un padre è quello di consegnare a suo figlio la libertà. Chinnici accettò che sua figlia facesse il magistrato. Perfino quando capì che così si sarebbe esposta ai suoi stessi rischi. E non è eroismo, questo?».

Chinnici fu il primo magistrato ad intuire che la mafia aveva legami con i poteri politici e industriali.

«E cioè che non solo c'era (erano ancora gli anni in cui la mafia non esisteva) ma che si era laureata. Che cioè s'era insediata nelle borse, nei palazzi, che era addirittura esportata all'estero. Il suo sacrificio è servito? Certo. Ma non so se la guerra contro la mafia potrà essere vinta fino in fondo. Si: sono pessimista. Fare fiction come questa, però, è comunque importante. Perché lasciano una traccia indelebile, che può resistere alla capacità divoratrice della memoria. Rappresentare comunque un monito».

Dopo Ferrari, Coppi, padre Pio, don Milani, Rossini, eccola incontrare un'altra icona della storia patria.

«Per un attore vestire i panni di un personaggio realmente esistito è un'occasione formidabile. Puoi leggere documenti, visionare i filmati, conoscere i parenti. Puoi entrare nella vita di un altro per in qualche modo - ridargliela. Ma secondo la tua sensibilità. Nel caso di Chinnici, il meno mediatico tra gli eroi antimafia (ancora non siamo ai tempi di Falcone e Borsellino, in qualche modo costretti a diventarlo) indispensabile è stata la collaborazione con la figlia Caterina, dal cui libro intitolato E' così lieve il tuo bacio sulla fronte è tratto il film. Ci ha fornito tutti i dati possibili. Ma poi ci ha lasciato totalmente liberi di svilupparli come volevamo».

Verso il finale del film c'è, tra padre e figlia, uno sguardo molto vero, molto intenso.

«Sono felice che sia stato notato.

E' proprio attraverso quello sguardo che abbiamo cercato di far passare, un'ultima volta, l'amore, il rispetto, il senso di confidenza, di libertà e di amicizia che c'era fra loro. Se lo scambiano mentre il padre coltiva le sue rose. Già: perché quest'uomo era anche un animo gentile, nonostante fosse tutti i giorni a contatto con i delitti più efferati. Chissà: forse fu eroe anche per questo».

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