Nel mondo di Corto Maltese, di Uomini con la «U» maiuscola ce n'è soltanto uno, lui, il marinaio buono per tutti i mari (e le terre) e per tutte le avventure. Gli altri maschi al suo confronto sono, sia detto con tutto il rispetto, semplici ometti, buoni per appenderci gli indumenti della trama. Donne con la «D» maiuscola, invece, lo sono tutte. Perché Hugo Pratt (1927 - 1995), oltre che il padre di Corto, è stato di volta in volta marito, fidanzato, amante, fratello, collega di tutte. In un universo, quello del fumetto, dove le femmine sono quasi esclusivamente strumenti nelle mani dei maschi, Pratt le ha emancipate, ponendole a fianco, non sotto, il mitico, ma umanissimo, Uomo.
Donne d'avventura (Rizzoli Lizard, pagg. 219, euro 25) ce le presenta, in una galleria che si dispiega come l'altra metà del cielo su un oceano di storie inventate, sì, ma con l'ausilio della Storia. Qui le tavole di Pratt e i suoi bozzetti preparatori sono raccontate, contestualizzate dalle parole di Michel Pierre, lo storico francese suo amico, specializzato in colonialismo. Ne esce un'enciclopedia in cui le signore e signorine, spie e assassine, selvagge e mondane, aristocratiche e popolane, pericolosissime e dolcissime, possono condividere, questa volta non con risentimento e ira, ma con orgoglio e gioia, l'hashtag #MeToo. «Anch'io», sembrano dire, sono con Corto, sono una perla della sua chilometrica collana fatta di caratteri e labbra, culture e seni, costumi e occhi, progetti e gambe. Donne, quindi, non più tristemente «oggetto», ma con fierezza «soggetto».
In esergo al volume, una frase di Pratt lo spiega perfettamente: «È grazie al mio lavoro che le donne che ho amato continueranno a vivere, fissate per sempre, belle prigioniere nelle vignette delle mie storie, fino a quando qualcuno aprirà l'album e allora andranno vagabondando nella fantasia del lettore». E non è un caso se la numero uno, la Penelope alla quale l'Odisseo novecentesco Corto Maltese idealmente torna ogni volta, si chiama Pandora, quella Pandora Groovesnore di Una ballata del mare salato, primo albo della serie. Pandora, come il suo vaso inesauribile, le contiene tutte. Ecco Venexiana Stevenson, con quell'aria liberty, la fascia sulla fronte, il naso importante. «L'avventura è una faccenda troppo seria per lasciarla in mano agli uomini», dice. E Shangai Lil, rivoluzionaria, agente delle «lanterne rosse», nella sua rete cade anche Corto, ma poi, come dicevamo, lui è Uomo maiuscolo, quindi... E la pazza e sentimentale Marianna dagli occhi tristi. Poi Esmeralda, figlia di una vecchia amica di Corto, lavora in una casa di piacere, ma è solo una copertura perché è un agente di Bocca Dorata: i semi delle carte da poker tatuati sulla guancia destra ammoniscono che chi gioca con lei perde. Quindi la Duchessa Marina Seminova, nobile russa che si muove per la Siberia su un treno blindato, femme fatale elegante e sensuale, perfetta eroina (o anti-eroina) da romanzo. E Soledad Lokäart, devota in quanto evangelista, eppure enigmatica per il suo misterioso passato.
Alcuni nomi, prima delle forme e dei contenuti biografici, sono già un programma, vedi Satãnhia, frequentatrice degli incubi, o Cassandra con le sue verità di là da venire, o Lady Rowena, o Fata Morgana.
Nomi-pseudonimi, parti per il tutto, etichette di bottiglie in cui il vino dell'immaginazione matura e procura l'ebbrezza di leggere e di guardare. Così che il lettore-osservatore possa immaginare di essere Uomo maiuscolo alla maniera di Corto Maltese.
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