«La via del cielo» straordinaria e spaventosa

La via del cielo indica la terribile salita che gli ebrei berlinesi dovevano percorrere per raggiungere il lager dove avrebbero trovato la morte. Ma la dizione falsamente rassicurante nascondeva un inganno atroce: ovvero la rassicurazione che in quel luogo sorgesse un villaggio creato ad hoc come primo insediamento per il cosiddetto popolo eletto. Adesso Juan Mayorga ce ne consegna la testimonianza inquietante. Basandosi su documenti autentici, immagina che un delegato della Croce Rossa abbia chiesto al comando tedesco il permesso di visitarlo. Cosa che costituisce il nucleo di questo straordinario pezzo di teatro. Ma l'adepto si trova davanti ad una spaventosa messinscena diretta a mistificare l'autentico scopo dell'agglomerato. Davanti alle sinistre baracche ermeticamente chiuse cosa trova infatti il rappresentante della C.R.? Gli viene presentato l'idilliaco quadretto di una piazza con un campanile che suona le ore con in più una sinagoga con alcune panchine. Dove, come nella lavorazione di un film, esistono dei ruoli deputati. Da una coppietta che si bacia a un signore che legge il giornale fino a una bambina che gioca con la sua bambola. Ovvero un clima idilliaco creato apposta per lo spettatore, teso a confermarne la veridicità per fugare qualsiasi dubbio sulla politica della nuova Germania.

Ne è risultato uno spettacolo teso fino allo spasimo che documenta l'atrocità di questa messinscena. Magnificamente agito dalla regia di Gigi Dall'Aglio con tre interpreti di grande levatura come Massimiliano Sbarsi, Fulvio Pepe e Roberto Abbati.

LA VIA DEL CIELO - Teatro Due. Parma.

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