Difficile trovare horror dal soggetto completamente inedito. Nel filone di opere che ne rammentano diverse altre, s'inserisce "Countdown" di Justin Dec.
L'idea alla base del film è tratta dal cortometraggio omonimo che lo stesso regista ha realizzato nel 2016, peccato che il fascino di quei primi cinque terrificanti minuti vada completamente perduto una volta traslato su una durata di novanta.
Countdown racconta di un'app per cellulari che predice quanto tempo manca alla morte del proprietario del telefono. Tra coloro che la scaricano c'è la neo-infermiera Quinn (Elizabeth Lail) cui, stando al monitor, resterebbero solo due giorni di vita. La ragazza, nel tentativo di sottrarsi al destino, inizia a evitare situazioni rischiose ottenendo soltanto, in questo modo, la notifica di aver infranto il contratto d'utenza, avviso corredato da risvolti soprannaturali spiacevoli. Sebbene la app si riveli impossibile da disinstallare, Quinn non perderà le speranze grazie all'aiuto di un hacker, di un ragazzo afroamericano nelle sue stesse condizioni e di un sacerdote esperto in demonologia.
Opera derivativa di "Final Destination", purtroppo "Countdown" perde proprio ciò che di significativo e divertente c'era in quella saga, rinunciando ad architettare modalità rocambolesche ma argute con cui far passare a miglior vita i vari personaggi. Allo scattare dell'ora x, quella della dipartita prevista dall'app, qui entra in scena un'entità maligna dalle fattezze piuttosto banali che, senza tanti preamboli, si rivela nera mietitrice. Privato quindi di incognite, il meccanismo narrativo diventa la quintessenza della prevedibilità e a generare spavento restano alcuni jumpscare d'ordinanza, il cui effetto è però attutito dall'innesto di sporadici siparietti comici. La presenza di macchiette spezza tensione come l'hacker nerd e il sacerdote sovraeccitato è a dir poco stonata e non può trovare giustificazione nel fatto che "Countdown" abbia un target adolescenziale.
Altrettanto inopportuna appare la sottotrama devota all'onnipresente tema del #metoo, che vede la bella Quinn molestata e ricattata dal primario (Peter Facinelli) dell'ospedale in cui lavora.
Di una mediocrità desolante.
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