Dai fratelli Grimm a Kipling quando la «vita» è una fiaba

Emanuele Beluffi

«La tv cattura la mente ma non la libera. Un buon libro stimola e insieme libera la mente». Bruno Bettelheim, psicologo fra i primi a sdoganare la fiaba dalla «riserva» dei resoconti popolari, ci ha insegnato che questo genere narrativo «corrisponde» in qualche maniera ideale alla mente del bambino (che, a dispetto del passare dei secoli, non cambia mai). E allora, cosa meglio di un buon libro per preservare quella nostra risorsa vitale per eccellenza che è la creatività? La pelle e le sue magie nel regno delle fiabe (UNIC, 2011, 157 pagine, euro 16), è un libretto che espone le più note fiabe (dei fratelli Grimm, di Jean La Fontaine, di Rudyard Kipling) con soggetto principale la pelle.

Il genere però non vi faccia considerare esentati dalla lettura solo perché siete âgée rispetto ai destinatati: scoprirete infatti che la produzione del cuoio è un'attività ancestrale quanto l'inconscio, come si evince dall'introduzione al libro dove si espone la storia di quell'arte conciaria che, dal Paleolitico e dalle popolazioni di Sumeri, Assiri, Babilonesi, Egizi e Greci (ne parlò Omero nell'Iliade), si diffuse in Europa col Medioevo fino all'età Moderna, quando secondo il buon vecchio Marx nacque la produzione capitalistica.

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