"La settima musa" è il classico adattamento su grande schermo che non rende giustizia né all'opera originaria né al genere cinematografico d'appartenenza.
E' un thriller soprannaturale tratto dal best-seller 'La dama numero tredici' di José Carlos Somoza e diretto da Jaume Balaguero, già regista dell'acclamato "Rec".
Ambientato in un'Irlanda tetra e piena di superstizioni, il film mischia magia nera, miti millenari e citazioni letterarie in modo piuttosto superficiale e regala pochi spaventi: dopo un prologo d'effetto, il potenziale del ricco materiale di partenza può dirsi sprecato.
A Dublino la vita del professore di letteratura Samuel Salomon (Elliot Cowan) cambia drasticamente dopo una tragedia personale. L'uomo, devastato, lascia l'insegnamento e, un anno dopo, comincia a fare un terribile sogno, sempre più ricorrente, in cui una donna viene uccisa durante un sacrificio rituale. Trascorse alcune settimane, scopre un fatto di cronaca identico a quanto avvenuto nel suo incubo e, determinato a scoprire la verità sull'incredibile coincidenza, si reca sulla scena del crimine. Qui incontra Rachel (Ana Ularu), una giovane prostituta che afferma di aver avuto la sua stessa premonizione notturna e decide con lei di indagare sulla vita della donna assassinata. I due scopriranno l'esistenza del “cerchio bianco”, uno strano gruppo di defunti scrittori ossessionati dalle Muse, creature divine cui, nei secoli, si è attribuito il potere d'ispirare gli artisti.
"La settima musa" ricalca la formula delle opere di Dan Brown, mettendo in scena un uomo e una donna complici nel tentativo di risalire alle origini di un oscuro e secolare segreto.
La rilettura in chiave dark delle sette protettrici delle arti, vede le muse come predatrici i cui favori hanno un alto prezzo in termini di dolore e sofferenza. L'atmosfera gotica e l'efficace sound design contribuiscono alla suspense, eppure l'iniziale sensazione di trovarsi di fronte ad un mistero affascinante va progressivamente scemando a causa della comparsa di situazioni improbabili e imprecise. Disaffezionato alla trama, lo spettatore intuisce presto che non sarà chiarita né la provenienza delle Muse, né l'origine della loro natura maligna, né lo scopo ultimo del loro agire.
In mezzo a nudi, passaggi segreti e manufatti misteriosi, la vicenda si trascina fiacca e si accantonano, con imperdonabile sciatteria, temi preziosi come il potere della parola e la natura dell'ispirazione.
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