di Giovanni Gavazzeni
Finalmente un fatto concreto. Dopo i fiumi di parole sul futuro della Scala, ha posto un altolà la presentazione ufficiale della stagione 2014-15, cioè l'atteso «cartellone». A illustrarlo il Sovrintendente Alexander Pereira. Con la sua vissuta professionalità, e con apprezzabile deontologia, Pereira ha sottolineato quali fossero i progetti ascrivibili al predecessore assente (il francese Lissner), che si riassumono nel titolo inaugurale (Fidelio, direttore Barenboim), nel completamento del ciclo Monteverdi per la regia di Bob Wilson (Incoronazione di Poppea) e nella commissione dell'opera nuova di Giorgio Battistelli, CO2, su tematiche ecologiche legate a Expo 2015. La dibattuta coproduzione con il festival di Salisburgo offre un'opera moderna di grande impegno (e qualità), Die Soldaten di Bernd Alois Zimmermann. Solo almanaccando i nomi dei grandi direttori si capisce che Pereira ha le idee chiare su quella che deve essere la «misura Scala», non un teatro sperimentale. In ordine di apparizione: Lorin Maazel, Marc Minkowski, Riccardo Chailly, Carlo Rizzi (nel dittico Cavalleria - Pagliacci, dove c'è l'esplosivo duo, Jonas Kaufmann - Elina Garança), John Eliot Gardiner (Otello di Rossini con trio d'assi tenorili, Kunde, Florez e Rocha), Gustavo Dudamel, Nello Santi, decano della scuola italiana, Daniele Gatti, e il contemporaneista Ingo Metzmacher (per importante novità Fin de partie di Gyorgy Kurtag).
Ecco il Piermarini vitale che vogliamo il commento 2
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