Una missione vintage. Per salvare il passato rievocandolo nel presente, e ricordarsi che c'è stato un tempo in cui la bruttezza (artistica) in tv non aveva cittadinanza, mentre oggi dilaga mascherata da un sacco di bellezza (estetica). Insomma, Elio e le Storie Tese cominciano da giovedì in seconda serata su Rai2, per sei puntate, con Il Musichione, finto gioco a quiz infarcito di tanta vera musica, per di più suonata (e bene) dal vivo. E dietro a tutto l'ambaradam ironico e giocoso che è poi la firma degli Elii, dietro alla contagiosa e orecchiabile sigla musicale che spiega per filo e per segno la natura del programma («Il Musichione con ospiti simpatici e canzoni, con giochi appassionanti e intelligenti...»), ci sta come al solito la sostanza. Questi suonano da dio, maneggiano la nostalgia con la stessa abilità, e puntano alla «grande bellezza». Attraverso un finto inseguimento di bruttezza. «Siamo tutti uomini, tutti brutti e ormai non più giovani, abbiamo un titolo rigorosamente italiano che evoca un po' Il Musichiere, non abbiamo vallette scosciate, non saremo social, niente twitter, al massimo un centralino», spiega Elio muovendo i suoi sopracciglioni da arresto, e prosegue: «Se facciamo la media siamo tutti over 50: abbiamo dovuto aspettare questa età per vederci offrire per la prima volta un programma tutto nostro, ideato e fatto da noi. Sì ci avevano dato il Dopo Festival a Sanremo, dove avevamo carta bianca, ma non è la stessa cosa».
Ora, su Rai2, ci pensano le Storie Tese, e benché il direttore di rete Angelo Teodoli provi a buttarla seriosamente sull'aziendalista («Siamo la rete generalista che più ha innovato nell'ultimo anno, dando uno spazio da protagonista alla musica»), loro dicono di essere venuti «per assestare il colpo di grazia alla Rai. Facciamo un programma con pochi soldi, ma sembra ce ne siano molti. La scenografia è tutta riciclata, c'è persino la cabina di Portobello, più altra oggettistica recuperata da vecchi show, noi infine ci siamo abbassati la paga. In fondo Fazio a Sanremo ha puntato tutto sulla bellezza e ha fatto flop, noi facciamo il contrario: pensate a come gli incidenti d'auto attirano l'attenzione. O pensate a Renato Brunetta e a quanto fa share. Anzi se gli togli qualche lettera il suo cognome diventa Brutta». La missione vintage è tutta qui: «Abbiamo guardato - spiega Elio - alla Rai degli anni '60, ma anche a quell'ultimo vero bel programma di musica fatto dalla Rai nella sua storia, e cioè Doc di Renzo Arbore». Sugli ospiti, bocce cucite: ma è chiaro che i musicisti e i cantanti abbonderanno. Quanto al quiz - corredato di esperti, immancabile notaio e ballerine - ci tiene a precisare il bassista Faso che «se una risposta è corretta o meno lo si dirà subito, senza le estenuanti pause di finta suspense dei finti quiz di oggi». In poche parole, forza Rischiatutto e abbasso «ghigliottine» e affini. Con gli Elii, sempre in diretta per tutte le sei puntate iniziali del programma (come recita la sigla musicale in metrica delirante ma con precisione oggettiva: «E dopo sei settimane di Musichione verrà il momento dei bilanci/ e poi valuteranno se sia il caso/ di fare una seconda edizione/ del Musichione») non mancano vecchi amici come il maestro Vittorio Cosma e Luca Mangoni.
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