Con la sua aria lontana, distratta e quasi innocente è stata uno dei volti più noti dell'erotismo anni '70. Lei, educata nel cristianesimo più rigido e bigotto, ha incarnato le fantasie sessuali più spinte di un'epoca indecisa tra la liberazione della donna e la frusta del Marchese de Sade. Parliamo dell'attrice e modella Sylvia Kristel che, già ammalata di cancro, questa estate è stata colpita da ischemia cerebrale nella sua casa di Amsterdam. Dopo una lunga degenza - l'ischemia aveva costretto i medici a interrompere le cure per il tumore - ieri è morta nel sonno. E se il suo nome, tra i giovani, non è molto noto, è quasi inevitabile che almeno una volta, dopo mezzanotte, vi sia capitato di incrociare, sullo schermo televisivo, la sua immagine eterea ma sensuale, fragile e diafana come un'icona, da profanare.
È stata infatti la protagonista dello scandaloso Emmanuelle. Il film del 1974 concepito per portare sullo schermo l'omonimo libro bollente a firma di Emmanuelle Arsan (ma dopo decenni di discussioni erotico-filologiche pare stabilito che il vero autore fosse Louis-Jacques Rollet-Andriane, diplomatico e alto funzionario dell'Unesco che, non potendo firmare scritti sporcaccioni, usò la moglie come prestanome).
La pellicola, che partiva con un budget relativamente basso, era stata affidata al fotografo Just Jaeckin, alla prima esperienza da regista. Jaeckin aveva già notato la Kristel come modella. Infatti questa ragazza di Utrecht, nata il 28 settembre 1952, aveva giovanissima lasciato l'Olanda per sfuggire al controllo, per lei troppo oppressivo, del padre. All'inizio faceva la modella, poi nel 1973 il primo successo vero: si iscrisse al concorso di bellezza Miss Tv Europea, vincendolo. La vittoria le aprì le porte del cinema. Ma esordendo con un erotico davvero mediocre, L'amica di mio marito. Andava meglio sul versante sentimentale: conobbe lo scrittore belga Hugo Claus e viaggiò con lui in giro per l'Europa.
Fu l'incontro con Jaeckin a cambiare tutto. Il film, costato 500mila dollari, ne incassò oltre 100 milioni. E Sylvia diventò una star. Però, accettando quella parte la Kristel non si sarebbe più liberata dallo stereotipo sexy. Nel suo entourage ci fu chi le sconsigliò di proseguire con quel tipo di pellicole. Ma era più facile a dirsi che a farsi. Così entrò nel cast di Emmanuelle l'antivergine (1975); Goodbye Emmanuelle (1977) e Emmanuelle 4 (1983). Poi ci furono Roger Vadim e il suo Una femmina infedele, del 1976, e Il margine di Walerian Borowczyk, altro film erotico d'autore. Meno d'autore le due pellicole italiane seguenti: Letti selvaggi (1979) di Luigi Zampa e Amore in prima classe (1980) di Salvatore Samperi. Nel 1981 il titolo più classico, L'amante di Lady Chatterley, e il più controverso: Lezioni maliziose. Narra la storia di una «badante» francese (da lei interpretata) chiamata da un imprenditore affinché educhi sessualmente il figlio. Essendo presenti nel film numerose scene di sesso fra la trentenne Kristel e il sedicenne Eric Brown, attrice e regista furono accusati di pedofilia. Inoltre Sylvia deluse i fan: si scoprì che per le scene hard era stata usata una controfigura, Judy Sheldon.
Era l'inizio della discesa. Nel 1984 recitò in Un corpo da spiare, biografia un po' porno della spia Mata Hari. Negli ultimi anni la sua presenza sul grande schermo si era ridotta a cose tristi come il nostalgico e fuori tempo massimo Emmanuelle 7 (2001). Poi arrivò un brutto cancro alla gola con cui l'attrice ha lottato per un decennio, facendo, quando possibile, qualche cammeo... E scrivendo.
Nel settembre del 2006 aveva pubblicato in Francia la sua autobiografia, Nue («Nuda») in cui racconta senza tabù di un abuso subito da bambina e dei suoi anni difficili tra alcol e droga.
Ma è meglio ricordarla quando era disinibita e bellissima, e le sue forme diafane polverizzavano in un attimo un bel pezzo della morale europea... Con un sorriso casto appiccicato sopra qualche scena spinta che adesso potremmo trovare persino in una serie quasi per famiglie come il Trono di Spade.
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