Fragonard, il «Cherubino dell'erotismo»

La Francia celebra il pittore delle alcove e delle nudità femminili

da ParigiF ra il Museo d'Orsay, dove è in scena la mostra sulla prostituzione, e il Museo del Lussemburgo, che ospita l'esposizione Fragonard amoureux. Galant et libertin (sino al 24 gennaio 2016), la distanza in linea d'aria non è molta, così come del resto il lasso di tempo che separa il Settecento prerivoluzionario dal secondo Ottocento di Napoleone III. Un secolo dopo si ritorna insomma con una piroetta al secolo prima, e non è un caso che Fragonard sia l'idolo del Secondo Impero e dei fratelli Goncourt che ne sono i biografi. «Il Cherubino della pittura erotica», è la loro definizione.Uscita dalla Rivoluzione e dal Terrore, la nuova Francia cerca di riallacciare i legami con quella che, a detta di Talleyrand, fino al XVIII secolo aveva insegnato al mondo «la dolcezza di vivere» e Fragonard (1732-1806) ne è per certi versi la sintesi più completa: pittore galante e bucolico prima, illustratore licenzioso e maestro del libertinaggio dopo. Un'occhiata ai titoli dei suoi quadri aiuta a capire la poetica che sta loro dietro: Il Felice Momento o la Resistenza inutile; Togliersi la camicia; Gioco di mani; Il Bacio di soppiatto; Il Catenaccio, La Felicità è nel prato. Raccontano tutti l'Impero di Venere che ha sostituito l'Impero di Marte, ovvero Luigi XV che ha preso il posto del re Sole Luigi XIV. Sorvegliato e controllato dalla polizia, il libertinaggio è appannaggio di una minoranza sociale privilegiata, futile e oziosa: aristocrazia, finanza, alto clero. I testi licenziosi del regno di Luigi XV faranno da battistrada ai libelli pornografici che insozzeranno la monarchia di Luigi XVI. Strano, ma vero, di quel mondo di piaceri di cui è l'incarnazione pittorica, Fragonard conoscerà poco o niente. È il marito fedele e innamorato di una sola moglie, non frequenta la corte, non ha vizi né lussi.

Supererà indenne la caduta della monarchia e la fine di un mondo che era stato il suo, sopravviverà al Terrore di Robespierre, arriverà a vedere il Consolato e poi l'Impero di Napoleone il Grande. Muore a 74 anni, da pensionato e da sopravvissuto, e ci vorrà Napoleone il Piccolo perché mezzo secolo dopo torni a brillare, «il pittore delle alcove che hanno per luce la nudità femminile».

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