Il giovane sound dei paesi asiatici si mescola al classico jazz di Rava

Da oggi fino all'8 ottobre il Festival della musica internazionale

Il giovane sound dei paesi asiatici si mescola al classico  jazz di Rava

Luci accese sull'Oriente, spazio alle coniugazioni tra generi, largo agli emergenti. Biennale di Venezia, riecco il Festival internazionale di musica contemporanea 61esima edizione - questa volta dedicato all'Est dell'Asia; da oggi inaugurazione con «Inori» di Stockhausen diretto da Marco Angius all'8 ottobre con Enrico Rava. La rassegna ancora in mano al compositore Ivan Fedele, riconfermato alla direzione, proprio in un periodo che per l'area asiatica definire «politicamente caldo» è dir poco, mette in primo piano Cina, Giappone e Corea del Sud. Non a caso il Leone d'oro alla Carriera è andato al cinese Tan Dun, diventato fenomeno popolare con 15 milioni di visualizzazioni su You Tube; e il Leone d'argento al nipponico Dai Fujikura. Dietro la scelta del programma diverse ragioni. Intanto gli autori orientali: solo pochi sono conosciuti in Italia, diversamente in Germania e Francia. Poi nei tre Paesi ci sono «movimenti» e particolarità degne di nota. Il sound per esempio, quando gli asiatici entrano in contatto con l'idea di «musica del nostro tempo» ne assorbono le caratteristiche pur mantenendo una cifra che li ricollega alla loro tradizione. Gli esiti sono insoliti, vedi Unsuk Chin e Toshio Hosokawa. Seul ha abbondanti rapporti con l'Occidente, i suoi studenti invadono le accademie; della Corea del Nord - che non è rappresentata - si sa poco, di autori ce ne sono, spesso adottano estetiche più accademiche riferite all'istituzione sovietica di decenni fa. Il Giappone è quello che interagisce di più col resto del pianeta; infine la Cina, musicalmente «esplosa»: quando a Pechino vennero riaperti i corsi al Conservatorio arrivarono migliaia di domande per soli cento posti. Non solo Asia però.

Altro focus, altro tema: gli «strumenti aumentati» e le «tecniche estese». Detto in soldoni: gli strumenti della tradizione come il violoncello - vengono «aumentati nelle loro possibilità sonore», con l'elettronica o attraverso le preparazioni. Una realtà mostrata, tutto in un solo giorno, con recital solistici, ricordando John Cage che diceva: «Musica nuova strumenti nuovi».

E ancora spazio a chi si cimenta con la ricerca pur appartenendo ad altri ambiti. È il caso dei Demdike Stare, che oscillano tra ambient, industrial e noise più cupo. Quest'anno esordisce pure il pop con inflessioni jazz: ovvero Musica Nuda, l'ex Avion Travel Ferruccio Spinetti, al contrabbasso aumentato, con la cantante Petra Magoni.

Il filo rosso orientale lo si ritrova pure in Rava, con lui la pianista giapponese Hirabayashi. Infine la sezione Collage in cui è stata introdotta la figura del video artista, del resto la dimensione cinematica è ormai irrinunciabile.

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