Capire cosa accade nel mondo conservatore americano contemporaneo, i temi al centro del dibattito culturale, le correnti di pensiero più in voga e le personalità di spicco, in vista dell'appuntamento elettorale dell'autunno con le elezioni presidenziali, non rappresenta un mero esercizio intellettuale ma un'attività imprescindibile se si vuole comprendere il retroterra di pensiero che sosterrà la probabile rielezione di Donald Trump.
Tra le più prestigiose iniziative nel mondo conservatore americano c'è il Conservative Book of the Year award organizzato dall'Intercollegiate Studies Institute (ISI), un'organizzazione con sede in Delaware dedicata a diffondere le idee e i principi conservatori tra gli studenti dei college. Ogni anno vengono selezionati sei finalisti tra i più importanti libri conservatori pubblicati negli Stati uniti e, per comprendere l'impatto del premio, è sufficiente dire che lo scorso anno l'opera vincitrice è stata Le virtù del nazionalismo di Yoram Hazony, preceduto nel 2018 da Opzione Benedetto di Rod Dreher. Il libro di Hazony ha rappresentato il manifesto dell'iniziativa «National Conservatism» organizzata a luglio dello scorso anno a Washington con i principali esponenti del mondo politico-culturale conservatore americano che influenzano le posizioni del governo Trump sui temi identitari.
Quest'anno il primo finalista è Alienated America: Why Some Places Thrive While Others Collapse scritto da Timothy P. Carney, visiting fellow all'American Enterprise Institute, specializzato nei temi economici e firma del Washington Examiner. Tra le sue pubblicazioni merita di essere ricordato Obamanomics: How Barack Obama Is Bankrupting You and Enriching His Wall Street Friends, Corporate Lobbyists, and Union Bosses. Nel suo ultimo libro racconta la fine del sogno americano dovuto a motivazioni sociali ancor prima che economiche a causa del declino delle comunità (in particolare nell'America profonda) dove prevale un'alienazione che non si può risolvere con le risposte fornite dai democratici. Sempre incentrato sugli Stati Uniti è il libro Coming Home: Reclaiming America's Conservative Soul scritto da Ted V. McAllister e Bruce Frohnen, così come ha un orizzonte americano Land of Hope: An Invitation to the Great American Story di Wilfred M. McClay. Non poteva mancare tra i finalisti il poderoso The Conservative Sensibility di George F. Will e una delle più importanti voci del conservatorismo europeo come Douglas Murray, autore di The Madness of Crowds: Gender, Race, and Identity, in cui esamina le questioni più controverse del ventunesimo secolo: sessualità, genere, tecnologia e razza, partendo dal presupposto che viviamo in un'era postmoderna in cui sono crollate le grandi narrazioni di religione e ideologia politica.
Tra i papabili alla vittoria c'è senza dubbio l'ultimo libro del direttore dell'Acton Institute Samuel Gregg intitolato Reason, Faith, and the Struggle for Western Civilization in cui racconta come il binomio fede e ragione (alla base della civiltà occidentale) sia oggi sotto attacco. Gregg non solo contesta la rovina intellettuale e spirituale causata dal divorzio tra ragione e fede ma «dimostra che ciascuno di questi principi fondamentali corregge gli eccessi dell'altro e migliora la nostra comprensione della verità in un continuo rinnovamento della civiltà».
Alla luce dello spessore dei testi selezionati, si sente forte il bisogno anche in Italia di un premio analogo perché, come afferma Charlie Copeland,
presidente dell'ISI, in risposta ai «premi letterari mainstream come il Pulitzer e il National Book Award che escludono autori conservatori, il nostro obiettivo all'ISI è quello di celebrare le loro voci e le loro idee».
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