"Io un giustiziere? Aiuto solo la gente a rigare dritto..."

In "The Equalizer" (dal 9 ottobre nelle sale) Denzel Washington è un eroe solitario con qualche scheletro nell'armadio: "Non ho visto i film con Charles Bronson"

"Io un giustiziere? Aiuto solo la gente a rigare dritto..."

Il 28 dicembre compirà 60 anni ma c'è ancora chi, giustamente, gli ricorda che è un sex symbol. ma lui risponde: «io vedo solo un attore, un essere umano. Anche perché poi alla fine arriverà il momento in cui diranno “ah te lo ricordi? Era un sex symbol”».

Ecco Denzel Washington, due premi Oscar (miglior attore protagonista per Training Day di Antoine Fuqua) e «padre orgoglioso» di quattro figli tutti nel mondo del cinema, a Roma per presentare, in uscita il 9 ottobre, The Equalizer - Il vendicatore sempre di Antoine Fuqua. E siccome l'attore di Malcom X e Philadelphia parla un po' di italiano, ecco la sua sorpresa per l'aggiunta nel titolo di «vendicatore» che, dice lui, «è molto diverso da The Equalizer ossia uno che pareggia i conti». Perché sia lui che il regista tengono molto a dire che il personaggio di Robert McCall non è quello del classico giustiziere ma di uno «che vuole aiutare le persone». Fatto sta che quando l'uomo incontra la giovane e maltrattata prostituta Teri (Chloë Grace Moretz) le cose si mettono male per i malavitosi che la tengono in scacco. Lui cerca di comprarne la libertà in contanti ma i russi, con il capo dall'assonante nome Vladimir Pushkin, non accettano l'offerta e McCall risponderà con una guerra violentissima.

Un proletario piccolo piccolo che si trasforma in un giustiziere della notte...

«Non so, non ho mai visto i film con Charles Bronson. Ciò che mi ha attratto del personaggio è che vuole aiutare le persone. Non cerca vendetta. Poi i delinquenti fanno la scelta sbagliata e lui risponde di conseguenza».

Come si è preparato al ruolo?

«Ho pensato di più ai perché del personaggio che alla sua azione, cercando di calarmi nelle sue motivazioni».

Che sono?

«Voglio che il pubblico capisca che McCall non è un supereroe. È un uomo che ha dei difetti, ha alle spalle un passato di cui non è orgoglioso e ora è in cerca di redenzione».

Il film si conclude con un finale aperto a possibili sequel...

«Saranno gli spettatori a decidere se questo film avrà un seguito. Se saranno in tanti e i produttori lo vorranno fare io poi deciderò solo in base alla qualità della sceneggiatura».

Che cosa pensa degli Studios?

«Sono società quotate in Borsa, quindi chi ne possiede le azioni vuole un ritorno di denaro. Da parte mia questo comporta una grande responsabilità. È un business e io cerco di trovare un equilibrio tra le grandi produzioni e quelle più piccole, come il recente Flight , che danno altrettante soddisfazioni».

Il suo prossimo film?

« I magnifici sette , sempre con la regia di Fuqua perché a me piace tornare a lavorare con alcuni registi, è successo cinque volte con Tony Scott e quattro con Spike Lee. Vorrei però che più che un remake del famoso film fosse influenzato da I sette samurai ».

I suoi western preferiti?

«In realtà non guardo molti film, preferisco seguire lo sport o la Cnn. Fuqua mi ha dato da vedere un po' di lavori di Sergio Leone e di Clint Eastwood».

Un ricordo di quando ricevette l'Oscar?

«Devo tutto a

mia mamma, ora novantenne, perché, anche se c'erano pochi soldi in casa, mi ha fatto conoscere la cultura, la musica... Quando sono tornato a casa con la statuetta mi ha detto: “Ah bene, ora però porta giù l'immondizia”».

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