L'estate non porta libri ma tonnellate di "selfie"

Gli autori dicono di essere riservati e meditabondi. Eppure pubblicano sui social una foto al minuto...

L'estate non porta libri ma tonnellate di "selfie"

Tutti vanno in vacanza, ma gli scrittori? Uno scrittore in genere no, è sempre in vacanza e sempre al lavoro perché lavora anche quando non fa niente e quando non fa niente sta lavorando. Ma gli scrittori italiani? In realtà sono uno peggio dell'altro, non si fermano mai, almeno sui social, cercando di tenere alta (virtualmente) la loro misera poetica. Insomma, si critica sempre Gianluca Vacchi per il suo esibizionismo trash, ma gli scrittori sono peggio. Voglio dire, sono regolarmente di sinistra e anticapitalisti, ma stanno fissi su Instagram, su Facebook, su Twitter, ovunque.

Mauro Corona, per esempio, profilo Instagram «Mauro Corona Official», a parte inseguire i ladri con l'accetta e farsi selfie con Salvini, è tale e quale ai suoi libri, c'è sempre un selfie con una montagna dietro o uno scatto con la montagna davanti e lui inquadrato da dietro, sembra un quadro di Caspar David Friedrich solo che guardandolo invochi una frana, una valanga liberatoria, e su, basta rifilarci immagini da cartolina. Spicca anche un selfie con Erri De Luca, ovviamente con montagna dietro, se li vedesse Salvini senza sapere chi sono, così sdruciti e smandrappati come appaiono, li prenderebbe per due rom in luna di miele low cost.

Come Roberto Saviano, profilo Instagram «Roberto Saviano Official» (sono tutti official, quasi ci fosse la fila per clonarli), in pieno agosto non si sogna proprio di andare in vacanza, peccato, farebbe bene (a noi, non a lui) prendersi un periodo di riposo. Lui è l'impegnato, quello che sta con il popolo (il suo, quello buono), quello che non dorme per il Venezuela, quello che ha imparato perfino lo spagnolo per postare una foto di una gremita piazza venezuelana con le parole: «Por el pueblo venezolano, toda mi solidaridad para quien en Venezuela está contrastando la dictatura chavista de Nicolás Maduro». È l'intellettuale di sinistra, che ha di default la passione per il Sud America, che a me viceversa ha sempre fatto sbadigliare, ancora mi torna su il realismo magico di Márquez. Ma attenzione, colpo di scena: ai primi di agosto sull'Instagram di Saviano appare una foto di due gambe femminili tra le onde, è per caso cambiato qualcosa? Una botta di vita? Macché, scrive: «Cosa darei per sfrenarmi, saltare, sfogarmi contro l'orrido che mi circonda». È tutto orrido intorno a lui, poverino: sta troppo con se stesso, c'è da capirlo, ma allora perché non se ne va a saltare e sfrenarsi in Venezuela? Ne saremmo tutti contenti.

Come Michela Murgia, tormentone fisso: i migranti. Tra foto di preparazione a eventi teatrali simili a recite di parrocchia e status dove invita i fan ad andarla a vedere a Santa Marinella, dove terrà «un reading sul tema dell'oltremare, concetto del tutto isolano e per niente isolato». Vorrei tanto sapere chi lo va a sentire, un reading del genere, e vorrei tanto sapere come sono fatti i fan di Michela Murgia, così, per curiosità antropologica d'oltremare. Comunque dal suo profilo si può dedurre una regola: meno sono fotogenici più si fotografano (non è un'osservazione sessista, vale anche per i suddetti maschi).

Invece il sottobosco degli impegnati che bramano più luce è terrificante. Gilda Policastro, per dire, che ha per immagine di copertina Facebook la Verifica dei poteri di Franco Fortini (da spararsi una fucilata negli attributi solo per questo), non si riposa mai, passa da uno sfigatissimo convegnetto di poesia all'altro, e pontifica su tutto, perfino su Vasco Rossi, ignorando che è l'unico poeta italiano di cui varebbe la pena occuparsi (gli preferisce Milo De Angelis, altra fucilata lì). Per fortuna ogni tanto posta una foto in costume, per avere dei like, incluso il mio, siccome, a differenza della Murgia, Gilda è bellissima, ma pur sempre di sinistra, infatti voleva querelarmi quando la definii «sexy critica», neppure fosse la Boldrini.

A proposito di Boldrini, prendersela con lei è lo sport estivo degli autori comunisti che vogliono passare per moderni, soprattutto di Christian Raimo, ma farebbero meglio a lasciar perdere perché il migliore, l'imbattibile polemista social, è «il marchese» Fulvio Abbate, campione di selfie spudorati in primissimo piano, abbronzato ma di riflettori, in quanto passa da una trasmissione televisiva all'altra. Unico appunto: temo gratis (motivo per cui il sottoscritto non lo vedete quasi mai, chiedo troppo per uscire di casa).

Infine, dovrebbero prendere esempio tutti dal migliore (a parte da Aldo Busi, che non è social per niente, se ne sta a Montichiari e chi s'è visto c'è visto), il più charmant, il meno petulante, il più viveur: Piersandro Pallavicini.

Anzitutto legge ottimi libri (dei quali posta commenti lievi, mai predicatori) e ascolta buona musica (rock progressivo inglese anni Settanta, odiato dalla moglie), e scrive con una bellissima famiglia nella sua casa a Porto Valtravaglia, sul Lago maggiore, dove arriva in Jaguar per sorseggiare champagne. Non è di destra ma alla faccia dei pezzenti di sinistra, ecco perché scrive romanzi così belli. I suoi selfie? Semplici, sornioni e sorridenti, ti mettono il buon umore, non come gli altri che te lo tolgono.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica