La seconda carriera di Benito Mussolini, iniziata dopo la sua morte, prosegue senza ostacoli. L'esposizione dell'anno, alla Fondazione Prada, ha dimostrato, anche ai più duri di comprendonio, che il fascismo aveva una cultura e che cultura... Al netto delle arti figurative e della architettura, la sala centrale di Post zang tumb tuuum. Art life politics: Italia 1918-1943 esibiva, in una sterminata teca, la quantità incredibile di capolavori della letteratura italiana pubblicata nel Ventennio, da Montale a Malaparte, da Ungaretti al migliore Moravia. La rassegna lasciava capire come il Regime, almeno una parte del Regime, fosse capace di coltivare l'ortodossia fascista ma anche la «fronda» interna o eterodossa. Certo, il fascismo è stato anche altro: lo squadrismo, l'omicidio Matteotti, le disgustose leggi razziali, la guerra combattuta al fianco del criminale Adolf Hitler. Però buttare tutto il resto a mare sarebbe sciocco e infatti nessuno, a lungo, si è sognato di farlo. Gli antifascisti erano stati quasi tutti fascisti: sapevano bene cosa si sarebbe perso. I comunisti come Togliatti erano troppo intelligenti per lasciarsi sfuggire l'opportunità di far indossare la camicia rossa ai talenti nati in camicia nera. Oggi le cose stanno cambiando. Per ragioni anagrafiche ma anche culturali. Il fascismo, nella sua dimensione storica, esce di scena e diventa il nome che si dà a qualunque cosa cerchi di sfuggire al politicamente corretto. L'effetto è straniante e disastroso. In giro non c'è un fascista, eppure il fascismo è dappertutto. I conservatori? Fascisti. I reazionari? Fascisti. I cattolici di destra? Fascisti. I liberisti? Fascisti. I liberali? Fascisti. I contrari all'immigrazione selvaggia? Fascisti. Tutti fascisti agli occhi di una classe intellettuale, quella italiana, che nei confronti del mondo di destra testimonia la sua totale ignoranza quasi ogni volta che apre bocca. Meno male che sono quelli colti, gli unici autorizzati a interpretare la storia. Solo in Italia si può essere considerati uomini di cultura pur ignorando intere schiere di pensatori, artisti e scrittori perché «di destra» e quindi «fascisti». La reductio ad Benitum, il ricondurre tutto al fascismo e al Duce, è uno strumento retorico utilizzato per tappare la bocca agli avversari politici senza dover articolare un pensiero. Ma è anche uno strumento pericoloso: a furia di invocare Benito... Mussolini è morto nel 1945, eppure oggi è una star della cultura pop, che lo sfrutta per dirne male o per dirne bene. Come ogni pubblicitario può confermare, l'importante è che se ne parli. E se ne scriva.
Il Duce rischia perfino di vincere il premio Strega, essendo il protagonista di M Il figlio del secolo, la biografia romanzata scritta da Antonio Scurati. Notevole: basta la M per capire di chi si parla. Marchio efficace. Benito è tornato anche al cinema. Anzi Sono tornato, ed è chiaro chi è a parlare.
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