Nei cinema statunitensi è stato un testa a testa tra il musical La La Land e l'opera Traviata, in scena al Met di New York e in diretta nelle sale cinematografiche. Risultato: uno a uno, ovvero 1,8 milioni di dollari di incassi per entrambi i titoli. Che così sono entrati nella top ten dei film che recentemente hanno brillato di più ai botteghini americani. L'ultracentenaria Traviata soggioga tanto quanto un musical da sei Oscar quale La La Land. Una delle sei statuette è andata a Emma Stone, e un ideale Oscar va al soprano bulgaro Sonya Yoncheva, protagonista della Traviata campionessa d'incassi. Perché si deve anzitutto a lei l'exploit di botteghino, a questa cantante che in Italia venne alla ribalta nel 2010, vincendo il concorso Operalia di Placido Domingo. È regina del Met, beniamina a Parigi e nei teatri stellati, incide per Sony (con l'ultimo disco omaggia Händel). Manca un tassello per essere in vetta: la Scala. Però vi debutta in giugno, in Bohème.
Come commenta il successo della Traviata?
«Era la nostra quinta recita. Eravamo consapevoli della diretta ma non immaginavamo quel risultato».
A cosa si deve?
«Al titolo in sé, ma soprattutto alla regia di Decker: molto cinematografica, con tanti colori, capace di esaltare ogni vibrazione dell'animo di Violetta».
Yoncheva e Netrebko sono le migliori Violette del momento. Forse il successo si deve anche a questo, non crede?
«E al fatto che l'opera sta tornando ad appassionare».
Come si spiega questo ritorno di fiamma?
«Forse prima si andava alla ricerca di cose strane. Anche gli artisti giocavano a fare le star, a fare gli strani, gli scandalosi. Si è capito che alla gente interessa la sostanza».
E comunque, ha visto La La Land?
«Non ancora, ma è in agenda. Mi piacciono i musical, o comunque ogni forma d'arte ben fatta, che tocchi l'anima. Ho una particolare passione per i Queen per dire. Freddie Mercury era baciato da Dio, artista talmente grande da essere eterno».
Parla un italiano perfetto. Eppure ha cantato pochissimo da noi.
«Lasciata la Bulgaria, a 19 anni, andai a studiare a Ginevra, che non è lontana dall'Italia».
Ed ora il debutto alla Scala. Finalmente.
«Alla Scala ho già cantato, ma in un concerto di musica barocca. Non vedo l'ora di entrare in quella cattedrale della musica».
Dove basta un nulla e le star vengono fischiate. Paura?
«So tutto, ma fa parte del gioco. La Scala è uno scrigno di tradizione, unica in tal senso. Capisco certe reazioni».
E dopo Traviata?
«Ci sono due progetti per la prossima stagione, ma si va anche più in là».
La Scala è una cattedrale. E il Met di New York?
«È il palcoscenico più internazionale che vi sia, osservato da tutto mondo».
E poi al Met non si scherza con i cachet. Corretto?
«Per quanto mi riguarda, è meglio la Scala. Ora comunque c'è un top fee, non vai oltre ma neppure possono diminuire i compensi».
Ora a New York è tra le divine, però dopo anni di last minute. Era ansiosa quando la chiamavano con pochi giorni o ore di preavviso?
«Ero molto sicura. Quando si presentano certe opportunità e ti senti stabile psicologicamente e vocalmente, devi buttarti. Mi piace affrontare situazioni difficili, rischiose, anche estreme. In quelle condizioni si svegliano tutti i sensi».
Da ragazzina lavorò in tv. Cosa faceva esattamente?
«Presentavo un programma di musica, dal jazz alla lirica, dal pop al rock».
E come arrivò sul piccolo schermo?
«Mamma mi iscrisse a un concorso, e lo vinsi. E sempre mamma volle che studiassi pianoforte e poi canto. Ho cantato per anni in un coro e grazie a questo potei uscire dalla Bulgaria e vedere cosa accadeva nell'Europa ricca».
Che ricordi ha della Bulgaria comunista e post comunista?
«I mezzi erano quelli che erano. La mia famiglia non era né ricca né povera, ma molto unita. I miei avevano una percezione diversa della situazione, erano loro a fare la fila per il pane. Ho avuto un'infanzia piena di colori, l'appartamento era piccolissimo ma si faceva musica».
Domingo la vuole nella serata di gala per festeggiare i 50 anni dal debutto a Vienna.
«Faremo un atto di Traviata. A lui devo molto. Quando tutti mi ritenevano cantante esclusivamente barocca, lui dimostrò che avevo possibilità anche nella lirica. Ora siamo amici, mio marito e Placido vanno insieme alle partite del Real Madrid».
Di lei si dice che sia la nuova Anna Netrebko. Vi conoscete?
«Ci siamo incontrate tre o quattro volte. Non abbiamo parlato più di dieci minuti, però mi piace. Entrambe veniamo dall'Est Europa, abbiamo combattuto per arrivare dove siamo. È difficile stare in vetta come fa Anna. È una donna forte».
Ma un tempo le dive non si maledicevano?
«Tempi passati».
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