Le multiformi sfaccettature della regina Cristina di Svezia

Si è chiuso con una rappresentazione teatrale a Palazzo Corsini il Carnevale Romano, quest'anno dedicato alla Regina Svedese che nel Seicento abdicò al trono convertendosi al cattolicesimo per una corona a lei più cara: quella dell'arte e del barocco. Grande mecenate, sensibile ai mutamenti sociali, il legame di Cristina di Svezia con il Carnevale è storia: quando nel 1655 giunse a Roma venne accolta da festeggiamenti protratti per mesi, tanto che negli anni il Carnevale fu denominato il Carnevale della Regina. La sua dimora romana è ora la Galleria d'Arte Antica Corsini che si affaccia sul giardino dell'Orto botanico. È nel vestibolo del Palazzo che, nella serata di martedì grasso, è stata applaudita la prima teatrale, voluta da Francesca Barbi Marinetti direttore artistico, di Cristina di Svezia Regina a Roma con Maria Rosaria Omaggio-Cristina, Alessandro Benvenuti-Athanasius Kircher e Viola Pornaro-Ebba Sparre. Le musiche originali di Pierluigi Pietroniro, suonate dal vivo e con il talento del sopranista Gianluca Alonzi, sono state anch'esse protagoniste. Il testo di Francesco Sala, che ne ha curato la regia, e della stessa Omaggio, ha saputo dar voce alle molteplici sfaccettature di questo affascinante personaggio anticonformista. Il gusto per la politica mescolato al piacere della conoscenza, soprattutto l'alchímia. La passione per la musica ed il teatro intrecciata al sublime dell'incanto amoroso. Mai abbandonando un alto registro, gli attori hanno catturato il pubblico per un'ora. Note di leggerezza sono state offerte dal talento di giovanissimi ballerini e attori, nonché dalla tenera presenza di Anita Sala, nel ruolo di Cristina bambina.

La messa in scena è stata la prima di un progetto europeo in collaborazione con l'Ambasciata di Svezia. A sottolineare come nella storia, grazie all'intreccio di culture lontane, si declinino mutamenti salutari per l'evoluzione culturale.

Cristina di Svezia nei trent'anni vissuti a Roma fino alla morte, oltre a rappresentare un riferimento per la promozione dell'arte, facendo aprire il Tor di Nona, primo teatro pubblico in cui alle donne era permesso di recitare e cantare, fece promulgare leggi a difesa degli ebrei e ospitò presso la propria corte un cenacolo di studiosi in aperto dialogo con intellettuali di tutta Europa.

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