Non sono mai stato fascista né nazista

Bisogna che lo dica fin da subito: io non sono mai stato né fascista né nazionalsocialista. Così come non sono mai stato iscritto a un partito, né ho mai partecipato ad alcuna elezione. Per quanto riguarda questi movimenti, due sono gli aspetti da considerare. Il primo è negativo, vale a dire tutto ciò che hanno negato. Per quanto mi riguarda, non avrei mai potuto essere in disaccordo con un movimento che si dichiarava contrario alle democrazie e ai marxismi. Potei accettare queste posizioni. Per quanto riguarda invece i loro principi positivi, vi sono alcuni aspetti validi e altri che non lo sono affatto. Potrei essere d'accordo sulla ricostruzione dell'autorità dello Stato, l'idea di passare dalla lotta di classe a una formazione gerarchica e corporativa, una qualche forma di stile militare e disciplinato della nazione, insieme a un certo stile anti-borghese. Tutto questo, per me, andava bene. Ciò che non approvo - né, d'altronde, ho mai approvato - è l'aspetto dittatoriale. Da noi il male si è compiuto in qualche misura a metà poiché, anche se nominalmente, la monarchia esisteva ancora. Al contrario, l'azione del nazionalsocialismo è stata ben più distruttrice, avendo negato gran parte di quella tradizione che esisteva ancora, che era giunta addirittura fino alla Prima guerra mondiale.

Per quanto riguarda i miei rapporti con questi due movimenti, io non ho esercitato pressoché alcuna funzione in seno al fascismo, per ragioni legate alla mia visione delle cose e per via di una sorta di «massoneria» che si era formata al suo interno, in gruppi ripiegati su loro stessi. Ho invece svolto una certa azione in Germania, ma ovviamente all'interno di gruppi che non erano affatto nazionalsocialisti, ma aristocratico-conservatori. Per esempio nell'Herrenklub, il «club dei Signori», il cui presidente era il Barone von Gleichen.

Mai, in ogni caso, coi nazisti in senso vero e proprio. Nei riguardi di Hitler non ho mai nutrito alcuna simpatia, anzitutto poiché vedevo in lui tendenze proletarie, in secondo luogo perché era una specie di pericoloso «posseduto».

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